Capitolo 14: Informazioni varie.
20. Il vero significato delle iscrizioni sul vecchio stemma "mongolo" della Russia e il modo in cui i Romanov tentarono di nasconderlo.
20.1. Ciò che si sa riguardo la storia dello stemma nazionale russo.
Utilizziamo la collezione di emblemi e stemmi a cui ci siamo già riferiti nel presente volume ([162]). Il libro riporta quanto segue: “Lo stemma nazionale Russo… è costituito da un’aquila bicefala nera, con tre corone sopra la testa e uno scettro e un globo tra gli artigli. Sul petto dell’aquila vediamo lo stemma di Mosca…. E sulle sue ali, quelli dei Regni e dei Gran Principati” ([162], pag. 27).
Lo stemma Imperiale russo è stato sottoposto a molte trasformazioni negli anni. Per esempio: “Le ali delle aquile erano inizialmente ripiegate; tuttavia, molti stemmi del Falso Dmitry rappresentano l’aquila con le ali spiegate. Il lavoro artigianale è dell’Europa Occidentale. Lo stemma di Mosca che si vede sul petto dell’aquila, è stato introdotto nell’epoca di Alexei Mikhailovich, così come le tre corone, il globo e lo scettro... C’erano due corone nell’epoca prima di Mikhail Fyodorovich, normalmente divise dalla croce russa a sei punte. . .
Era costume (specialmente nelle monete del XVIII secolo) rappresentare l’aquila senza lo stemma di Mosca; il globo e lo scettro tra gli artigli dell’aquila, erano talvolta sostituiti da una spada, da un ramo di alloro o da un altro emblema. . .
L’aquila bicefala su molte opere artigianali del XVI-XVII secolo, non è sola, ma piuttosto in compagnia di quattro figure: un leone, un unicorno un drago e un grifone. L’uso di dipingere lo stemma di Mosca, o un cavaliere che trafigge il drago con una lancia, è di origine più recente” ([162], pag. 28).
Sappiamo delle diverse varianti possibili dello stemma nazionale russo: con l’aquila con le ali ripiegate o spiegate ecc. Bisogna tenerlo a mente quando si analizza la rappresentazione "antica" medievale del simbolo.
Verso la fine del XIX secolo, lo stemma nazionale russo, ratificato per l’ultima volta nel 1882, raggiunge la seguente forma: l’aquila bicefala è adornata con tre corone e stringe tra gli artigli uno scettro e un globo; c’è uno scudo con raffigurato San Giorgio sul suo petto, lo stemma di Mosca. Lo scudo principale è circondato da nove altri scudi con i seguenti stemmi:
1) Regno di Kazan,
2) Regno di Astrakhan,
3) Regno di Polonia,
4) Regno di Siberia,
5) Regno di Crimea in Tauride,
6) Regno di Georgia,
7) Gran Principato di Kiev, Vladimir e Novgorod,
8) Gran Principato di Finlandia,
9) Stemma dei Romanov.
Sotto troviamo lo stemma che si riferisce alle seguenti città e provincie russe:
10) Pskov; 11) Smolensk; 12) Tver; 13) Yougoria; 14) Nizhnij Novgorod; 15) Ryazan; 16) Rostov, 17) Yaroslavl; 18) Beloozero; 19) Oudorsk; 20) Volynsk; 21) Podolsk; 22) Chernigov; 23) Lithuania; 24) Byelostok; 25) Samogit; 26) Polotsk; 27) Vitebsk; 28) Mstislavsk; 29) Estland; 30) Lifland; 31) Kurland and Semigalsk; 32) Carelia; 33) Permia; 34) Vjatka; 35) Bulgaria; 36) Obdorsk; 37) Kondia; 38) Turkistan.
20.2. Lo stemma nazionale dell’Impero Russo, ossia l’Orda, nel XVI secolo.
Come abbiamo accennato prima, lo stemma nazionale russo è stato soggetto a variazioni che lo hanno cambiato nei secoli. Perciò, sarebbe davvero molto interessante verificare come veniva rappresentato nel XVI-XVII secolo, o prima dell’epoca del XVI secolo nel Grande Impero "Mongolo", come pure nella frammentazione del XVII secolo. Secondo [162], ci sono quattro antiche versioni di questo antico simbolo imperiale, che sono ancora esistenti e databili al XVI-XVII secolo, e cioè:
1 ) Il Sigillo di Stato di Ivan il Terribile. Qui vediamo 12 sigilli, o stemmi, che circondano l’aquila bicefala imperiale ([162], pag. VIII, e [568], pag. 161; vedi anche fig. 14.79). A parte i 12 sigilli indicanti il nome, vediamo al di sopra la croce ortodossa a otto punte con la descrizione: “L’albero che diede l’antica stirpe”. Nella fig. 14.80 vediamo il retro del sigillo di Ivan il Terribile ( [568], pag. 163). Una reale riproduzione del simbolo si può vedere in fig. 14.81.
2) Lo stemma del trono di Mikhail Fyodorovich. Gli stemmi extra che vediamo, appartengono alle 12 province imperiali.
3) Lo stemma su un piatto d’argento appartenuto allo Zar Alexei Mikhailovich. Qui già vediamo lo stemma delle 16 province.
Figura 14.79.
Il Gran Sigillo di Stato russo del XVI secolo.
Presumibilmente, il sigillo di Ivan il Terribile.
Tratto da [568], pagina 160; vedere anche [162],
pagina VIII, ill. 23.
Figura 14.81.
Una stampa del Gran Sigillo di Stato
russo attribuito a “Ivan il Terribile”.
Tratto da [550], pagina 93.
4) Lo stemma imperiale rappresentato sul diario di un certo Korb, che accompagnò l’inviato austriaco degli Asburgo a Mosca nel 1698-1699, in missione per negoziare la guerra contro la Turchia. Qui già vediamo 32 stemmi, oltre a quello di Mosca, vedi fig. 14.82. Bisogna notare come lo stemma che appartiene alle medesime province imperiali, nei due stemmi Imperiali che vediamo nelle figg. 14.79 and 14.82, sono spesso completamente differenti. Evidentemente, “l’aspetto degli stemmi locali divenne più o meno rigido a metà del XVII secolo... verso la fine del secolo, i numerosi stemmi delle province presero la forma finale” ([162], pag. VIII, sezione intitolata “Stemmi delle città e dei paesi della Russia. Una recensione storica”). Possiamo chiaramente vedere che gli antichi stemmi potevano essere significativamente differenti dalla loro forma moderna. Si scopre che furono anche modificati tendenziosamente nell’epoca dei Romanov.
Passiamo ora allo stemma nazionale dell’Impero Russo, ossia l'Orda, nella sua versione del XVI secolo, ovvero lo stemma che troviamo sul sigillo di stato di Ivan il Terribile (vedi fig. 14.79). Questo stemma è presumibilmente il più antico dei quattro elencati sopra. Consideriamo le 12 province che vediamo intorno all’aquila in questa versione, perché sono estremamente interessanti per ogni ricercatore. Scopriamo che queste province sono elencate, nello stemma imperiale “mongolo”, nel seguente ordine (andiamo dall’alto verso il basso, alternando tra gli stemmi elencati a sinistra e quelli a destra, vedi [162], pag. VIII):
“Ivan Vasilyevich, Signore di Tutta la Russia, Zar e Gran Principe di Vladimir, Mosca, e Novgorod;
Zar di Kazan;
Zar di Astrakhan;
Feudatario di Pskov;
Gran Principe di Smolensk;
Gran Principe di Tver;
Gran Principe di Yougoria;
Gran Principe di Permia;
Gran Principe di Vjatka;
Gran Principe di Bulgaria etc.;
Feudatario e Gran Principe della Piccola Novgorod;
Feudatario e Gran Principe di Chernigov” (vedi fig. 14.83).
Dobbiamo immediatamente segnalare i due maggiori Gran Principati che divennero indipendenti dall’Impero Russo sotto i Romanov: la Bulgaria (vedi figg. 14.84 e 14.85) e la Yougoria, o Ugoria (vedi figg. 14.86 e 14.87), entrambi Gran Principati. Esistono ancora oggi; il primo ha mantenuto il suo nome, mentre la Yougra, o Yougoria (Ugoria) è l’antica parola russa per Ungheria. Ricordiamo che gli Ungheresi del Danubio, come molti altri popoli, parlano lingue ugro-finniche, e si riferiscono a una stessa nazione ugrica ([797], pag. 1368). Sebbene le nazioni ugro-finniche siano sparse su tutta l’Eurasia, la storia del Medio Evo conosce un’unica nazione ugrica abbastanza vasta e di grande potenza militare, e cioè l’Ungheria. Perciò questo paese sembra essere rappresentato nello stemma imperiale Russo a partire dal XVI secolo, come uno dei Gran Principati inclusi nel Grande Impero "Mongolo". Ricordiamo, che troviamo anche la Bulgaria, che un tempo era anch’essa un Gran Principato del Grande Impero "Mongolo", secondo lo stemma dell’Impero del XVI secolo, vedi fig. 14.79.
Figura 14.82.
Gran Sigillo di Stato dell'Impero Russo risalente alla fine del XVII secolo.
Il disegno è tratto dal diario di Korb, che aveva accompagnato l'inviato degli Asburgo a Mosca nel 1698-1699.
Gli stemmi che vediamo sulle ali dell'aquila appartengono alle seguenti città e province, da sinistra a destra: Kiev (Kiovia), Novgorod (Novogradia), Astrakhan (Astrakan), Mosca (Moscou), Siberia (Siberia), Kazan (Casan) e Vladimir (Volodimiria). Gli stemmi visti nell'ovale sono i seguenti (disposti in senso orario): Pskov (Plesco), Tver (Tweria), Podolsk (Podolia), Perm (Permia), Bulgaria (Bologaria), Chernigov (Czernichow), Polotsk (Polotskij), Yaroslavl (Ijaroslafskij), Oudoria (Oudoria), Condia (Condinia), Mstislavl (Mstislafskij), Iveria (Iweria), Kabardinia (Cabardinia), le terre dei Circassi e dei Goriani (Car Kaskij & Iugoria), Kartalinia (Car talinensium), Svezia (Scweia), Vitebsk (Vitepskij), Obdoria (Obdoria), Byeloozero (Bieloserskij), Rostov (Rostofskij), la terra di Novgorod-Nizovsk (non siamo riusciti a leggere la legenda qui), Vyatka (Vijatskij), Yougoria (Ugoria), Volynsk (Volinia) e Smolensk (Smolensco).
Tratto da [162], pagina XI (disegno), pagine vi-vii (legende interpretate).
Figura 14.83.
La scritta nel sigillo di Ivan il Terribile del XVI secolo. Arrangiato da M.I. Grinchouk.
Figura 14.86.
Lo stemma Yougoriano (ungherese)
sul sigillo di Ivan il Terribile.
Tratto da [568], pagina 160.
Figura 14.87.
Stemma di Yougoria (Ungheria) sul sigillo
di stato dell'Impero russo.
Tratto da [162], pagina XI.
Prima di procedere oltre, sottolineiamo che tutto il Grande Impero "Mongolo" si presume fosse diviso in 12 regni, o distretti, che dovevano essere i più grandi e importanti. È probabile che siano riflessi nella Bibbia con le 12 tribù di Israele, vedi Cronologia6 . Proprio queste 12 tribù di Israele, o Eserciti Teomachisti, si erano stanziati in giro per il mondo, dopo la conquista della nuova “terra promessa”, ovvero il Sud e l’Ovest dell’Europa, l'Africa, l'Asia e l'America. Come risultato, tutti questi territori divennero parte dell’Impero che diventò molto più centralizzato dal XV secolo in avanti.
Naturalmente, alcuni dei regni o province elencati sopra, appartenevano inizialmente alla Russia, ossia all'Orda, come Novgorod la Grande, il cui stemma è perfettamente e correttamente unito a quello di Mosca e Vladimir, o i Regni di Kazan e Astrakhan, il Gran Principato di Smolensk e così via.
Tuttavia, non si può non rispondere a una domanda fondamentale, che deve essere fatta a questo proposito. Secondo la nostra ricostruzione, il Grande Impero "Mongolo" includeva le terre meridionali e occidentali dell'Europa, specialmente dopo la seconda conquista Ottomana = Atamana del XV secolo, come Constantinopoli, che cadde nelle mani degli Ottomani (Atamani). Questo significa, parti dell’Asia Minore, l’Egitto e parecchi paesi vicini.
Li vediamo nello stemma Imperiale Russo del XVI secolo? C’è una contraddizione tra i fatti reali e la nostra ricostruzione? No, al contrario vedremo un certo numero di fatti interessanti più avanti, che confermano la correttezza della nostra ricostruzione.
20.3. La Grande Perm ricordata nelle cronache russe e rappresentata nello stemma che risale al XVI secolo. La vera localizzazione di Perm.
Facciamoci una semplice domanda. Può essere che tutti i nomi che troviamo negli stemmi russi o “mongoli” del XVI secolo, abbiano lo stesso significato di un tempo? Abbiamo già ricordato la Bulgaria e la Yougra, che gli storici romanoviani non sanno localizzare da nessuna parte, sulle carte del XVI secolo, laddove noi le abbiamo immediatamente indicate come la Bulgaria e l'Ungheria.
C’è ben altro. Ci sono diversi esempi più eclatanti. Due altri Gran Principati del XVI secolo, rappresentati nell’antico stemma russo e cioè Perm e Vjatka, sulle carte dell’Impero Russo dei Romanov appaiono solo alla fine del XVIII secolo, nel 1781. Prima di tutto, non ci sono mai state aree con quei nomi a Est del Volga, che è dove gli storici romanoviani le collocano oggi.
Cominciamo con Perm (vedi figg. 14.88 e 14.89). Le antiche cronache russe la menzionano molto spesso, raccontando del suo grande potenziale militare e la grande ricchezza. Molti autori scandinavi ed europei occidentali, si riferiscono alla stessa terra sotto il nome di Biarmia. L’opinione è che Perm e Biarmia siano la stessa cosa, ed è stato già ventilato da molti commentatori, sebbene non sia considerato con un consenso generale (vedi la critica [523], per esempio, a pagg. 197-200). Y. A. Melnikova, riassume in questo modo: “Secondo questi dati la Biarmia è un ricco paese, i cui abitanti sono in possesso di enormi quantità di argento e preziose decorazioni. Tuttavia, i Vichinghi non sono stati sempre capaci di portarsi via il bottino, poiché i Biarmiani sono piuttosto combattivi e capaci di resistere agli aggressori” (ibid, pag. 198). I moderni storici non riescono a trovare un’unica opinione sulla localizzazione della famosa Biarmia, o Perm, da nessuna parte sulla mappa scaligeriana dell’Europa medievale. Un interminabile dibattito scientifico sul tema, può essere letto, per esempio, su [523] (pagg. 197-200).
Torniamo alle cronache russe. Si presume che la terra di Perm fu conquistata e divenne parte della Russia, solo nel XV secolo. Questo lo fa coincidere con la conquista Ottomana = “Atamana”. Gli storici di oggi cercano anche di convincerci che Perm fosse il nome che le cronache Russe usavano per il “territorio ad Ovest degli Urali, lungo i fiumi Kama, Vycegda e Pechora, popolati dai Komi (a cui ci si riferisce come Permiani, i Permiayaki o Ziriani nelle cronache)” ([85], Volume 32, pag. 511). Perciò, si presume che la Grande Perm fosse una distante provincia imperiale che si trovava in una landa selvaggia, situata per la maggior parte tra gli Urali e il Volga. Come vedremo sotto, questa affermazione fatta dagli storici romanoviani, non ha alcun riscontro e risulta essere una delle “attività romanoviane” nella creazione di una “storia autorizzata” della Russia.
Inoltre, secondo le cronache russe, la terra di Perm confinava con la Yougra, o Ungheria. Viene riportato quanto segue:
“I nativi di Novgorod, che mandavano carovane commerciali ed eserciti nella terra di Yougra… facevano pagare un contributo ai Komi [la nazione di Perm alle origini, poiché le cronache non si riferiscono ai Komi da altre parti - Aut.]. Dal XIII secolo in poi, la terra di Perm è nella lista dei domini di Novgorod; la gente di Novgorod utilizzava i suoi capi militari e l’aristocrazia locale per la raccolta dei tributi. I principi locali esistevano ancora e mantenevano un certo grado di indipendenza... la terra fu battezzata cristiana da Stefano di Perm (che aveva… fondato la Diocesi di Perm nel 1383 e compilato un alfabeto per lo Ziriano)” ([85], Volume 31, pag. 511).
“Nel 1434, Novgorod fu costretta a dare parte dei tributi raccolti dalla Terra di Perm, a Mosca... Nel 1472, la Grande Perm... diventa una provincia di Mosca... i principi locali diventavano così vassalli del Gran Principe” ([85], Volume 32, pag. 511).
Perciò, viene detto che la Terra di Perm aveva i propri principi fino al XV secolo, che erano di fatto indipendenti, e aveva il suo proprio vescovo e il suo proprio alfabeto. Lo stesso nome (Grande Perm) indicava il fatto che questa provincia dell’Impero fosse in qualche modo speciale, non si può proprio dire che ogni provincia dell’Impero “Mongolo” sia stata conosciuta come “La Grande”.
Vediamo cosa potrebbe aver indotto gli storici romanoviani, a dichiarare che le terre adiacenti al fiume Kama e popolate dai Komi, siano da identificare come la Grande Perm, come riferito nelle cronache. Sottolineiamo inoltre la similarità tra i nomi “Komi” e “Kama”.
Dobbiamo incominciare con l’osservazione che i gruppi etnici a cui ci si riferisce oggi come Komi, i moderni abitanti dei territori adiacenti al fiume Kama, non si riferivano a loro stessi come Permiayaki, né Ziriani. Si scopre che entrambi i nomi gli furono dati dai Romanov, evidentemente presi dalle cronache russe, come il nome della città di Perm, semplicemente un villaggio fino al 1781, conosciuto precedentemente come Yegoshikha e non Perm, vedi sotto. Persino il villaggio fu fondato nel XVII secolo. Come hanno fatto i funzionari romanoviani a identificare la famosa Grande Perm del XIV-XVI secolo, descritta estesamente nelle cronache russe con il villaggio di Yegoshikha, fondato nel XVII secolo? Perché lo rinominarono Perm? Perché gli ignari abitanti del luogo ricevettero il nome importante di Permiayaki e Ziriani? Che ne è stato del famoso Alfabeto di Perm, inventato da Stefano di Perm? Dopo tutto la nazione Komi non fu alfabetizzata fino alla rivoluzione del 1917, come viene detto chiaramente nell’enciclopedia. (vedi [85], Volume 22, pag. 146).
Secondo un’altra fonte ([485], pag. 232), nel XVII secolo i Komi utilizzarono un alfabeto basato sul cirillico e non quello introdotto da Stefano di Perm.
Più avanti troviamo: “I Komi (che si riferiscono a sé stessi come Komi o Komiyasi) erano conosciuti come Ziriani nella Russia zarista [romanoviana, ovviamente - Aut.]. La popolazione dei Komi era formata da 226,300 individui, secondo i dati del 1926” ([85], Volume 22, pag. 138).
“La nazione dei Komi non ha conosciuto a lungo il commercio... nel XVII secolo c’erano solo due grandi insediamenti nell’intera regione, Yarensk e Touria, e solo un villaggio per i commerci, Touglim… Il commercio non si sviluppò fino al XVII secolo; nel XVIII secolo prosperò e presero avvio numerosi mercati locali” ([85], Volume 22, pag. 142).
“Prima della rivoluzione, nella terra dei Komi non c’era la stampa nazionale” ( [85] , Volume 22, pag. 146). Non c’era nemmeno la stampa in russo. È solo dopo la rivoluzione del 1917, che “una struttura poligrafica fu creata presso i Komi per la produzione di libri, riviste, giornali in russo e nel linguaggio Komi” ([85], Volume 22, pag. 146).
“Il fondatore della letteratura Komi è… il poeta ed educatore I. A. Kouratov (1839-75)” ([85], Volume 22, pag. 146). Tuttavia, Kouratov scriveva in russo ([85], Volume 22, pag. 147). Il perché è facile da capire, in quanto la nazione Komi non possedeva una letteratura all’epoca.
“Il linguaggio dei Komi e degli Ziriani, conosciuto anche come linguaggio Komi, è parlato dal gruppo etnico conosciuto come Komi (precedentemente Ziriani) … Ci sono circa 220,000 persone che lo usano e la cui varietà letteraria si è formata… dopo la rivoluzione, sulla base del dialetto di Syktyvkar e Vycegda, che ricorda gli altri dialetti dei Komi e degli Ziriani parlati nell’area” ( [85] .Volume 22, pag. 149).
Figura 14.88.
Lo stemma di Perm = Germania e Austria sul sigillo di Ivan il Terribile.
Tratto da [568], pagina 160.
Figura 14.89.
Lo stemma di Perm = Germania e Austria sul sigillo
di stato dell'Impero russo.
Tratto da [162], pagina XI.
Abbiamo quindi familiarizzato con i dati riguardanti la nazione dei Komi, che si presume fossero gli Ziriani secondo quanto raccontato dalle cronache dei Romanov. Un altro gruppo etnico dei Komi collegato a questi, faceva la parte dei Permiayaki. In entrambi i casi, la popolazione locale non si è mai preoccupata di imparare i nomi ricevuti dai Romanov e ha continuato a riferirsi a se stessa come i Komi.
“I Komi Permiayaki (che chiamano se stessi Komi e anche “Komi-Mort”, “Komi Man”, e “Komi-Otir”, “Il Popolo Komi”, erano conosciuti come Permiayaki in Russia prima della rivoluzione [sotto i Romanov - Aut.] ... Secondo i dati del 1926, la popolazione Komi era di 149,400 individui. Il linguaggio e la cultura dei Komi Permiayaki sono molto simili a quelli dei Komi Ziriani... I Komi Permiayaki sono stati influenzati dalla cultura Russa del XIV secolo o forse anche prima” ([85], Volume 22, pag. 150).
Dagli inizi del XX secolo, “I Komi Permiayaki sono stati una nazione minoritaria... fino a perdere completamente la propria identità nazionale… Durante il periodo del regime sovietico, vennero creati il linguaggio letterario e l’alfabeto.” (ibid). “La lingua dei Komi Permiayaki... è parlata da circa 149,000 individui. La versione letteraria della lingua venne alla luce… dopo la rivoluzione, basandosi su un dialetto inventato” (ibid, pag. 153).
Oggi ci viene detto che sia stato molto difficile rendere i Komi Permiayaki parte dello stato russo. Infatti, “il territorio dei Komi Permiayaki (cui ci si riferisce come Grande Perm nelle fonti russe) divenne parte della Russia nel XV secolo” (ibid, pag. 1 50). In altre parole, secondo l’interpretazione romanoviana delle cronache russe, la Russia dell’Orda era riuscita a conquistare i Permiayaki o Komi, che erano aspramente resistenti, nell’epoca della Conquista Ottomana = Atamana, facendo diventare le loro desolate terre, parte dell’Impero. Dopo di ciò, lo “Stemma di Perm” fu incluso tra i 12 stemmi che corrispondevano alle principali provincie dello stemma russo, con una grande cerimonia si può supporre. L’orgoglioso titolo di “Gran Principe di Perm” si supponeva sia stato ereditato dagli zar, o khan, di Vladimir, Mosca e Novgorod, dall’ipotetico sovrano del lontano villaggio di Yegoshikha (a essere precisi, nemmeno il villaggio esisteva fino al XVII secolo, come già detto). Non ci sono tracce del nome Perm da nessuna parte in quest’area, fino al XVIII secolo.
Questo è ciò che sappiamo della moderna città di Perm: il precedente villaggio ricevette questo orgoglioso nome nel XVIII secolo e questo deve essere stato il più grande insediamento che i Romanov abbiano trovato qui: nemmeno una cittadina!
“La città fu fondata sul sito del precedente villaggio di Yegoshikha, la cui fondazione risale all’inizio del XVII secolo. Nel 1723, fu costruito qui un impianto per lavorare il rame e il villaggio vicino fu rinominato Perm nel 1781 e divenne il centro della provincia di Perm” (ibid, pag. 154).
Il nome “Permiayaki” non prese piede dopo la caduta dei Romanov. Gli abitanti locali ancora si ricordavano il nome precedente di Komi (o popolo dell’area di Kama). L’Enciclopedia Sovietica definisce Permiayaki come “un nome obsoleto dei Komi-Permiayaki, un gruppo etnico” ([85], Volume 32, pag. 517).
Perciò, la popolazione locale non si identifica col nome “Permiayaki” e preferisce chiamarsi “Komi”. La città di Perm fu “fabbricata” fuori dal villaggio di Yegoshikha, alla fine del XVIII secolo. Perché la Grande Perm delle cronache, avrebbe dovuto identificarsi con le terre dei Komi? È probabile che non sia così. Secondo i Romanov, i moderni Komi-Permiayaki rappresentavano un’altra nazione. Il motivo di un simile scambio è ovvio: nascondere il significato che realmente aveva il nome Grande Perm nel XVI secolo, quando era ancora una provincia del Grande Impero Russo “Mongolo”.
Ora possiamo formulare la nostra ricostruzione. La vera Grande Perm medievale riflessa dalle cronache, risulta essere la Germania del Sud (senza la Prussia), l’Austria e il Nord Italia.
L’antica città di Parma esisteva già nel Nord d’Italia; il suo nome suona molto simile a Perm. Come per Vienna, la capitale dell’Austria, qui troviamo la Cattedrale di Santo Stefano, una delle più grandi d’Europa. Il nome stesso di Germania (GRM senza le vocali) è una possibile versione del nome BJRMA (Biarma), da noi conosciuta attraverso le fonti scandinave medievali ([523], pag. 197). Come abbiamo già detto, Biarma e Perm sono probabilmente la stessa cosa. Ricordiamo ai lettori che il nome Germania veniva anche trascritto come “Jermanie” nel Medio Evo ( [517]; vedi Cronologia5 per maggiori dettagli). Perciò B-Jarma, o Biarma, e Jermanie (Germania) devono essere versioni dello stesso nome.
Questo spiega perché l’alfabeto di S. Stefano (Stepan) sia scomparso dalla storia romanoviana del villaggio di Yegoshikha, senza lasciare traccia. Non è che i Komi da oltre il Volga, più tardi soprannominati Permiayaki, avessero avuto difficoltà a impararlo e a mantenerlo, ma che piuttosto, S. Stefano lo avesse inventato e insegnato da un’altra parte, ossia in Austria, Germania e Nord Italia, ed è per questo che rimane nella memoria grata della popolazione locale. L'enorme Cattedrale di S. Stefano a Vienna fu costruita in suo onore. Perciò S. Stefano e Stepan, deve aver insegnato il suo alfabeto agli Europei nel XIV secolo, che è realmente un'epoca antica nella nostra ricostruzione. Dobbiamo anche notare che sembra sia stato il primo Vescovo di Perm, da cui il titolo - “Stefano della Grande Perm” ([936], Volume 2, pag. 635).
A proposito, potrebbe Stefano, o Stepan, aver inventato l’alfabeto romano, che si sarebbe poi propagato attraverso molti altri paesi dell’Europa Occidentale, utilizzato dal latino, lo stimato linguaggio dei medici, della raffinata letteratura e del catechismo, e quindi dichiarato “antichissimo” nel XVII secolo e attribuito a grandi autori tipo Tito Livio, come il loro linguaggio nativo? Di fatto, questi autori appaiono essere vissuti nel XVI-XVII secolo d.C. Lo stesso si può dire di Giulio Cesare, il famoso e "antico" imperatore romano, la cui vita non precede il XII secolo d.C.
L’identificazione della Grande Perm, come descritta nelle cronache, nella Germania medievale, rende una delle storie di Karamazin, precedentemente ritenuta piuttosto strana, perfettamente plausibile e ovvia. Karamazin seguiva alcune antiche fonti ed evidentemente non riuscì a capire che erano relative a quel periodo. Riporta il seguente fatto sorprendente: “L’espansione Mongola continuò e gli invasori avevano raggiunto Perm attraverso la Bulgaria di Kazan; molti dei Permiayaki fuggirono spaventati verso la Norvegia” ([362], Volume 4, Capitolo 2, Colonna 58). Anche un solo veloce sguardo alla cartina, è sufficiente per capire quanto sia improbabile tutto ciò, considerando la Grande Perm come la città moderna sulle rive del Kama. Scappare in America partendo da lì, sarebbe altrettanto facile; comunque, identificando la Grande Perm come la Germania, ogni cosa diventa chiara. I rifugiati dalla Germania avrebbero potuto attraversare uno degli stretti che separavano la Germania e la Scandinavia, e finire in Svezia o Norvegia.
20.4. La terra di Vjatka descritta nelle cronache russe e rappresentata negli stemmi dell’Orda del XVI secolo. La reale posizione della Vjatka.
Nello stemma Russo del XVI secolo, la Vjatka viene subito dopo Perm (vedi figg. 14.90 e 14.91). Inoltre, le cronache russe riferiscono che Yougra, Perm e Vjatka sono aree confinanti e questo è il motivo per cui gli storici romanoviani le raggrumarono tutte grossomodo nella stessa area, nelle lande selvagge tra il Volga e gli Urali, mentre cercavano di cancellare ogni traccia della Grande Conquista “Mongola” dell’Europa Occidentale, dalla storia documentata e dalla memoria umana. Poiché abbiamo già identificato ciò che veniva descritto nelle antiche cronache come Grande Perm nell'Austria, Germania del Sud e Italia del Nord, la storica Vjatka doveva essere lì vicino. E infatti è così. Comunque, prima di dimostrarlo, domandiamoci come mai la città russa che si trova tra il Volga e gli Urali, oggi porta questo nome glorioso.
Figura 14.90.
Lo stemma della Vjatka = Spagna e Italia, sul sigillo di Ivan il Terribile.
Tratto da [568], pagina 160.
Figura 14.91.
Lo stemma della Vjatka = Spagna e Italia, sul sigillo di stato
dell'Impero russo. Tratto da [162], pagina XI.
Secondo l’Enciclopedia Sovietica, “Vjatka... fu fondata dagli abitanti di Novgorod alla fine del XII secolo, come la città di Khlynov... nel XV-XVII secolo Khlynov, ovvero Vjatka, era stata un importante centro commerciale. Dopo l’introduzione della reggenza di Vjatka nel 1781, Khlynov fu rinominata Vjatka” ([85, Volume 9, pag. 584). E così scopriamo che la città di Vjatka non è mai esistita tra il Volga e gli Urali; la città di cui si parla era conosciuta come Khlynov, ed era nominata piuttosto spesso delle cronache russe. Il nome Vjatka è un’innovazione del XVIII secolo. Evidentemente, il fiume che scorre da queste parti incominciò a essere conosciuto, nello stesso periodo, come fiume Vjatka, sebbene avrebbe potuto essere naturalmente conosciuto con quel nome anche prima (il nome si traduce “ramo” o “tributario”), specialmente considerando come i suoni YA e YE siano in costante flusso, cosa tipica nella struttura dei dialetti e delle lingue slave. La parola “vetka” è davvero un nome adatto a un fiume e ci sono davvero dei fiumi chiamati Vetka, Vetlouga etc.
Questo va bene, ma che connessione c’è con la storica terra di Vjatka descritta dalle cronache?
Anche lì l’enciclopedia riporta come “la terra di Vjatka sia l’area superiore del Vjatka (e parzialmente anche del Medio Vjatka) popolata dagli Udmurti e dai Mari e fondata dalle genti di Novgorod alla fine del XII secolo. La principale città della Vjatka era stata Khlynov e le altre città principali Kotelnich, Nikoulitsyn, Orlov e Slobodskoi. Nel 1489 la Terra di Vjatka fu unita al Principato di Moscovia. Alla fine del XVIII secolo Vjatka divenne parte della provincia di Vjatskaya” (ibid).
“Prima della Rivoluzione... Vjatka era stata un centro regionale, in quanto le sue industrie principali erano piccole attività artigiane… I reperti architettonici sopravvissuti comprendono la Cattedrale Ouspenskiy (1689), le case classiche del tardo XVIII – inizio XIX secolo, un portale, due padiglioni e una recinzione in ferro del parco cittadino fatta dall’architetto A. L. Vitberg, che visse a Vjatka in esilio negli anni 1835-40” ([85], Volume 21, pag. 114). Perciò i reperti storici sono scarsi e sporadici in questa regione.
C’è qualche reperto che si possa far risalire alle guerre medievali, che le cronache descrivono come le famose “Guerre contro la terra di Vjatka”, da qualche parte nella moderna regione della Vjatka? Niente del genere. Da quanto si può vedere, la prima costruzione di Khlynov, più tardi chiamata “Vjatka”, è una cattedrale della fine del XVII secolo.
Come nel caso della storica Terra di Perm, dobbiamo cercare il candidato più probabile il cui stemma abbia adornato le Insegne dell’Orda o dell'Impero Russo nel XVI secolo. È abbastanza facile.
Poiché ci stiamo occupando degli eventi del XV-XVI secolo d.C., atterriamo nell’ “antichità” come suggerisce la nostra ricostruzione. È perciò perfettamente ovvio, rivolgersi al famoso “antico” trattato di Strabone. Quest’opera gigantesca è una collezione di molti dati che si riferiscono alla geografia dei paesi "dell’Età Classica”, ovvero il XIV-XVI secolo d.C., come si inizia a capire oggi.
Rivolgiamoci all’indice geografico nella edizione fondamentale dell’opera di Strabone ([819]). Questo è quanto ci dice: “Betica, una regione dell’Iberia; Betius, una città in Iberia; Betius, o Betis (conosciuta oggi sotto il nome di Guadalquivir), un fiume in Iberia” ([819], pagg. 853-854). Iberia si identifica con la Spagna, il che ci conduce alla conclusione che la terra storica di Vjatka, descritta nelle cronache, sia la Spagna medievale del XIV-XVI secolo.
In più, lo stesso indice geografico contiene una voce a proposito di “Vatica, una città in Campania” ([829], pagg. 852 e 856). È anche conosciuta come Bagli (ibid). Dobbiamo ricordare al lettore che B e V sono spesso soggette a flessione e che il suono V in molte parole e nomi slavi diventa B nella versione occidentalizzata. La Campania si trova nell’Italia Centrale, come il Vaticano, il cui nome contiene le radici consonantiche VTK. Perciò, il Vaticano “mongolo” in Italia è il candidato ideale per il centro della Vjatka descritta nelle cronache e il cui stemma era incluso nell’insegna Imperiale Russa (o “Mongola”) del XVI secolo.
A parte la regione di Betica (o Vjatka), Strabone cita la Vettonia come parte dell’Iberia ([819], pag. 856). Un altro nome medievale che consegue un nuovo significato è quello di Helvetia Prima, che vediamo nelle carte medievali dell’Europa Occidentale, come la carta della Geografia di Tolomeo, per esempio ([1353], vedi fig. 14.92). Il paese che vediamo nella carta è la Svizzera. Il nome Helvetia contiene una radice virtualmente identica a “Vjatka”, dove “Prima” deve essere, in qualche modo, in relazione con Perm. Il nome stesso di Helvetia potrebbe semplicemente significare “Vjatka Gallica”. Dopo tutto, vediamo la scritta “Helvetica” sopra le monete Svizzere anche oggi. Vetica Gallica, o Vjatka Gallica forse? La Svizzera si trova tra l’Austria (a cui ci si riferisce come Perm nelle cronache), la Francia (la Gallia nelle cronache) e l'Italia = Vatican = Vjatka.
Figura 14.92.
Carta della Svizzera attribuita "all'antico” Tolomeo. Dalla Geografia di Tolomeo. Tratto da [1353], mappa 33.
Nel XV-XVI secolo, questi nomi “mongoli” si riferivano ai grandi territori dell’Europa Occidentale, che erano stati parte del Grande Impero "Mongolo". Tuttavia, i cartografi e gli storici romanoviani li hanno successivamente riattribuiti alle parti più spopolate della Russia, mentre riscrivevano la loro storia “autorizzata” della Russia medievale. I gruppi etnici locali, conosciuti come Komi, erano ancora analfabeti nel XVII secolo, e perciò non notarono un drastico cambiamento della parte da loro giocata nella storia antica, come le grandi gesta attribuite ai loro antenati. Gli occidentali erano felici di potersi disfare dei nomi che possedevano una spiacevole connotazione per loro, nell’epoca romanoviana, per cui i nomi di Perm e Vjatka sulle insegne della Russia, cessarono finalmente di imbarazzare gli storici romanoviani come i loro colleghi dell’Europa Occidentale.
20.5. Tver riflessa nelle cronache russe e rappresentata nello stemma russo nel XVI secolo.
Incontriamo il nome Tver sullo stemma ufficiale del Grande Impero "Mongolo" del XVI secolo (vedi figg. 14.93 e 14.94). A quale città si riferisce? Secondo la nostra ricostruzione la città storica di Tver si identifica con Zar Grad, ossia Costantinopoli sul Bosforo: Tiberiade, in altre parole. Vedi Cronologia6, Capitolo 4 per un resoconto più dettagliato.
Per il momento ricordiamo semplicemente che gli stessi storici riconoscono che “Tver è stata un tempo considerata come fosse la nuova Costantinopoli” ([748], pag. 478).
Figura 14.93.
Stemma di Tver = Zar-Grad sul sigillo di Ivan il Terribile.
Tratto da [568], pagina 160
Figura 14.94.
Stemma di Tver = Zar Grad sul sigillo di stato dell'Impero russo.
Tratto da [162], pagina XI.
Più tardi, quando gli storici romanoviani ebbero iniziato la loro campagna per una “nuova” storia, spostarono il nome Tver dal Bosforo al Nord della Russia, il che ha reso lo stemma del XVI secolo più accettabile per loro e per i loro colleghi occidentali.
Ricordiamo ai lettori che la città moderna di Tver non ha tracce di antiche fortificazioni, cittadelle, camere reali o qualsiasi altra costruzione che possa datarsi a prima del XVII secolo, il che dovrebbe suggerirci che la città è sempre stata parte della Russia, localizzata centinaia di miglia lontano dalla linea del fronte più vicino e priva di importanza strategica. In particolare, questo significa che la moderna città di Tver non è mai stata la capitale di alcuna nazione indipendente conquistata dall’Impero.
20.6. Pskov = Pleskov = Prussia sulle insegne della Russia, ossia l'Orda, nel XVI secolo.
Figura 14.95.
Stemma di Pskov = Prussia sul sigillo di Ivan il Terribile.
Tratto da [568], pagina 160.
Figura 14.96.
Stemma di Pskov = Prussia sul sigillo di stato dell'Impero russo.
Tratto da [162], pagina XI.
Karamzin lo riporta in [362], Libro 4, colonna 384, indice geografico. Tuttavia, abbiamo già ripetuto diverse volte che i suoni L e R spesso si confondono tra loro, e Pleskov può quindi significare Preskov, ossia Prussia. Perciò, la Prussia Occidentale Europea veniva rappresentata nelle insegne russe del XVI secolo, come una delle sue regioni, una tribù israelita (“Teomachista”) esistente come parte del Grande Impero "Mongolo" (vedi figg. 14.95 e 14.96). Questo fatto si spiega perfettamente con la nostra ricostruzione.
20.7. La disposizione dei dodici regni (tribù) che si vedono sullo stemma russo del XVI secolo, nelle carte geografiche dell'Europa.
Indichiamo i dodici regni o provincie, che vediamo sulla faccia frontale delle insegne ufficiali del Grande Impero "Mongolo" risalenti al XVI secolo.
In Cronologia6 sottolineiamo le connessioni tra queste 12 regni e le famose dodici tribù o colonne di Israele, menzionate nella Bibbia. Terminiamo col diagramma che si vede nella fig. 14.97. I grandi punti numerati corrispondono alle capitali reali dei dodici regni o tribù che si trovano intorno all’aquila bicefala imperiale dell’Orda, o Russia. La numerazione corrisponde al loro ordine nello stemma del sigillo.
Figura 14.97.
La disposizione delle dodici capitali dei regni elencati sul lato anteriore del Sigillo di Stato della Russia (l'Orda) risalente al XVI secolo.
Tutti questi regni facevano parte del Grande Impero = “Mongolo” nel XVI secolo. La nostra ricostruzione.
1) Novgorod la Grande incluse Vladimir e Mosca, ossia la Rus' di Vladimir e Suzdal.
2) Il Regno di Kazan.
3) Il Regno di Astrakhan.
4) La terra di Pskov = Prussia, Germania del Nord e Centrale.
5) Il Gran Principato di Smolensk.
6) Il Gran Principato di Tver, o Tiberia, con capitale a Zar Grad, ossia Costantinopoli sul Bosforo.
7) Il Gran Principato di Yougra = Ungheria.
8) Il Gran Principato di Perm = Germania e Austria.
9) Il Gran Principato di Vjatka = Spagna e Vaticano.
10) Il Gran Principato di Bulgaria.
11) La Terra di Nizovsk = Nizhnij Novgorod.
12) La Terra di Chernigov.
La fig. 14.97 mostra i regni dell’Orda (ossia le Dodici Tribù Bibliche) raggruppate in modo particolare, ad eccezione delle ultime due aggiunte allo stemma dopo l’etc.
Il primo gruppo sono i regni del Volga, cioè Novgorod la Grande, Kazan e Astrakhan.
Il secondo gruppo è la Russia dell’Ovest: Pskov, o Pleskov (Prussia) e Smolensk = Russia Bianca o Russia Blu.
Il terzo gruppo è l’Europa Occidentale e Meridionale: Zar Grad, ossia Costantinopoli, l'Ungheria, l'Austria, la Spagna, l'Italia e la Bulgaria.
Il quarto gruppo è composto da due ulteriori principati russi: Nizhnij Novgorod e Chernigov.
Perciò, lo stemma ufficiale del XVI secolo della Russia, ossia l'Orda, riflette realmente una vasta parte del Grande Impero “Mongolo”. Le uniche terre mancanti sono quelle poco sviluppate nel Lontano Oriente, inclusi i territori Americani vedi Cronologia6. Quanto detto è in buona corrispondenza con la nostra ricostruzione.
20.8. Lo stemma dei Romanov nel diario di Korb.
Nella fig. 14.82 viene rappresentato lo stato degli stemmi che risalgono all’epoca romanoviana e che già appartengono alla fine del XVII secolo (vedi [162], pag. XI, sezione intitolata “Stemmi delle Città Russe: Una Descrizione Storica”). Qui si vediamo alcuni altri stemmi da confrontare con lo stemma imperiale “mongolo” del XVI secolo.
Figura 14.98.
Stemma Svedese (Sveia) sul sigillo di stato
dell'Impero Russo risalente al XVII secolo.
Tratto da [162], pagina XI.
Figura 14.99.
Stemma dell'Iberia (Spagna) sul sigillo di stato
dell'Impero Russo risalente al XVII secolo.
Tratto da [162], pagina XI.
In particolare vediamo alcuni misteriosi regni e principati: Udoriano, Condiano e Obdorano.
A parte questo, vediamo i principati di Iberia e Cartalina. Quest’ultimo, probabilmente corrisponde alla Georgia, mentre il primo corrisponde alla Spagna.
Non stiamo in alcun modo dicendo che la Spagna fosse ancora parte dell’Impero Russo alla fine del XVII secolo, il fatto è che i Romanov hanno adottato il vecchio stemma dell’epoca dell’Orda, che conteneva le insegne di tutte le lontane provincie che la Russia aveva posseduto come Orda nel XV-XVI secolo.
Questo stemma “mongolo” è probabilmente più dettagliato di quello di cui abbiamo parlato nella precedente sezione.
È questo il motivo per cui vediamo dei famosi regni come quello di Sveia o Svezia, vedi fig. 14.98. Poi abbiamo il Regno Iberico o Spagna, vedi fig. 14.99, seguito dal Regno di Yougoria o Ungheria, quindi Bulgaria, ed infine Perm o Austria.
Figura 14.100.
Stemma del Regno di Candia (Inghilterra o Isola di Creta)
sul sigillo di stato dell'Impero Russo.
Tratto da [162], pagina XI.
Ritorniamo ai tre nuovi nomi dello stemma “mongolo”: il principato o regno Udoriano, il Condiano e l'Obdorano. Torniamo di nuovo a Strabone, “l'antico” autore che, da quanto siamo riusciti a capire oggi, deve essere vissuto nel XVI-XVII secolo.
20.9. Le isole Britanniche = Inghilterra, ossia l’isola di Creta come l’isola di Candia sullo stemma russo, ovvero dell'Orda.
Iniziamo col regno di Candia (vedi fig. 14.100). Pare che Cantius fosse l’antico nome del Kent, il famoso regno medievale sul territorio Inglese ([819], pag. 876). È qui che arriviamo se attraversiamo il Canale della Manica venendo dal continente: il Kent può essere identificato come il “Cancello per l’Inghilterra”.
Come abbiamo già ricordato nella sezione sulla fondazione delle capitali europee e sulla loro cronologia, le fonti russe hanno mantenuto la memoria di una certa Isola di Candia, presumibilmente situata, fino al XVII secolo, o nel Mediterraneo o nell'Oceano Atlantico. Evidentemente, il Mediterraneo e l'Atlantico erano considerati, di tanto in tanto a quell’epoca, un singolo corpo d’acqua. Questo implica che l’Isola di Candia sia semplicemente la Britannia (Isola di Cantius, o Isola del Kent).
Figura 14.101.
Frammento di una mappa della Grecia risalente al XVIII secolo. La mappa è stata prodotta ad Amsterdam.
L'anno della sua compilazione non è indicato da nessuna parte sulla mappa vera e propria. Carte de la Grèce.
Par G. de l’Isle de l’Academie R. des Sciences et I. er Geog. du Roy. A Amsterdam Chez R. & I. Ottens Geographes.
Figura 14.102.
Frammento di carta geografica della Grecia del XVIII secolo: il frammento raffigura l'Isola di Creta, che qui viene chiamata “Candie”.
È possibile che nel XV-XVI secolo, i khan "mongoli, ossia gli zar del Grande Impero, chiamassero Cantius l’intera Britannia come Cantius. A proposito, l’Arcivescovo di Canterbury, o Kent, viene ancora considerato il capo della Chiesa di Inghilterra, perciò le fonti ecclesiastiche russe si riferivano all’intera Britannia come Kent, o Cantius, anche nell’epoca dell’Orda, per cui in seguito cominciò ad essere riprodotta nello stemma del Grande Impero "Mongolo".
Citiamo brevemente una voce dell’enciclopedia sul Kent: “Canterbury è una città nel Sud-Est dell’Inghilterra (Contea del Kent) ... Dopo la conquista anglo-sassone della Britannia, la città divenne la capitale del Regno Kentish. Alla fine del VI secolo d.C., venne fondata la più antica abbazia del paese e fu nominato un vescovo.
Il Kent divenne la residenza dell’Arcivescovo di Canterbury intorno a questo periodo; è stato a capo della Chiesa Cattolica fino al XVI secolo e a capo della Chiesa di Inghilterra da allora. Lo stile gotico inglese è largamente rappresentato nell’architettura di Canterbury” ([85], Volume 20, pag. 528).
Perciò, abbiamo delle architetture gotiche nel Kent. Riguardo l’identità dei Goti, in Cronologia6 diamo un resoconto dettagliato del perché crediamo fossero i Cosacchi.
E più avanti: “Il Kent è una contea in Gran Bretagna, nel Sud-Est dell’Inghilterra vicino allo stretto di Calais… Storicamente è stato popolato dai Belgi (i Volgari o i Bulgari? - Aut.]. Nel I secolo d.C. il Kent fu conquistato dai romani. La regione del Kent fu la parte più romanizzata della Britannia come provincia romana. A metà del V secolo fu conquistata dalla tribù germanica degli Uti, che vi fondarono il loro regno. Nel 780, il Kent è stato parte del Regno Anglo-Sassone di Mercia e poi del Wessex (dal IX secolo in avanti). Dopo il battesimo dei re kentiani nel 597, il Kent divenne la più importante roccaforte del cattolicesimo nel paese” ([85], Volume 20, pag. 527).
È possibile che il nome Uti si riferisca in realtà sempre ai Goti, dove la Mercia è semplicemente un “paese marino” o l’intera Gran Bretagna. Il Wessex potrebbe essere un derivato di “Messex”, poiché gli scribi spesso confondevano la W e la M. La doppia S ha spesso rappresentato il suono SH nei testi medievali, il che farebbe leggere la parola Messex esattamente come Meshech, il nome del leggendario patriarca biblico associato con il regno moscovita. Questo fatto è ben conosciuto e ne discutiamo in Cronologia5 e Cronologia6.
Tuttavia, l’isola di Candia può essere trovata nel Mediterraneo (anticamente conosciuto come Mar Bianco) in un certo numero di carte antiche: si tratta dell'isola di Creta. È con questo nome con cui ci si riferisce nella carta chiamata “La Turchia in Europa” datata al 1714 e compilata da John Senex, con le informazioni ricevute dalle Società Reali di Parigi e Londra. Una delle copie della carta è conservata nell’archivio del Museo di Belgrado in Serbia; è qui che A. T. Fomenko la vide nel 1997. L’isola di Creta è chiamata Candia in questa carta, così come la capitale dell’isola. Il nome Creta è del tutto assente.
Sottolineiamo che al Mediterraneo ci si riferiva esplicitamente come al Mar Bianco, in alcune fonti medievali, per esempio, in “Note di un Giannizzero”, presumibilmente scritto nel XV secolo da un giannizzero di Ostrovitsa chiamato Konstantin Mikhailovich ([424]). Questo testo è chiamato anche “Cronache Turche”.
20.10. Obdora nello stemma russo e “l'antica” Abdera nella Betica, Spagna.
Gli storici romanoviani dichiarano che il principato di Obdora rappresentato sullo stemma dei Romanov, vedi fig. 14.103, è in una qualche area nel Nord-Est della Russia, dove si presume siano localizzati i principati medievali di Perm, Vjatka e Candia ([162], pag. 29, articolo intitolato “Stemmi Territoriali: Basi di Araldica”.
Abbiamo già visto che Perm, Vjatka e Candia, posso essere identificati con paesi dell’Europa Occidentale molto conosciuti.
Figura 14.103.
Stemma di Obdora (la città o regione della Betica in Spagna;
in alternativa, Abdera in Tracia (Francia),
sul sigillo di stato dell'Impero russo risalente al XVII secolo.
Tratto da [162], pagina XI.
Figura 14.104.
Stemma di Udora (le terre adiacenti al fiume Oder in Germania e Polonia)
sullo stemma di stato dell'Impero russo risalente al XVII secolo.
Tratto da [162], pagina XI.
Figura 14.105.
Stemma completo dell'Impero russo nel 1882-1917.
Tratto da [622], pagina 542. Vedi anche [134], pagina 132.
20.11. Il misterioso principato di Oudora sullo stemma russo e il fiume Odra in Germania.
Gli storici romanoviani non riescono a indicare il Principato di Oudora da nessuna parte nelle insegne della Russia medievale (vedi fig. 14.104).
Nel sigillo del diario di Korb (fig. 14.82) il suo stemma può essere visto tra quelli di Yaroslavl e Condia.
Nello stemma Imperiale l’insegna di Oudora è vicina a quella di Pskov e Smolensk, sul terzo scudo nella fila in alto con sei scudi (vedi fig. 14.105).
In fondo, vediamo lo stemma di Oudora; Pskov è al centro, e Smolensk sulla sinistra.
Tutto ciò, ci porta a suggerire che le terre “mongole” di cui parliamo siano territori adiacenti al fiume Odra, dove oggi troviamo il confine tra Polonia e Germania.
20.12. La nostra ricostruzione.
Formuliamo la nostra idea che espandiamo ulteriormente in Cronologia6.
1) Nella seconda metà del XVI secolo, in Europa cominciò una ribellione; è da noi conosciuta oggi come la Riforma. La rivolta fu più politica che ecclesiastica e il suo obiettivo era l’indipendenza dal dominio del Grande Impero “Mongolo”.
2) Lo zar, o khan dell’Orda, che regnava nell’epoca di questi eventi drammatici, viene riflesso in molte cronache sotto diversi nomi, come Ivan il Terribile, Carlo V (o semplicemente “il Quinto Re” o Nabucodonosor, il Re di Assiria e Babilonia come descritto nella Bibbia).
3) Il Gran Zar o Khan della Russia (Orda) non cercò di mantenere l’integrità del Grande Impero “Mongolo” nel XVI secolo. Nel suo centro cominciarono grandi disordini, come raccontano i libri di Ester e Giuditta. Come risultato, l’Impero si frammentò. Nel XVII secolo, l’Europa divenne indipendente dall’Impero. Tuttavia, questo non era sufficiente, poiché i riformatori erano consapevoli che i disordini non potevano essere permanenti e che l’Impero poteva tentare una nuova espansione. Per prevenire questo, avevano bisogno di mettere un cuneo tra le parti più potenti del precedente Impero, la Russia, o Orda e l’Impero Ottomano (Atamano). Questo fu fatto dalla dinastia filo Occidentale dei Romanov, che iniziò una serie di guerre contro la Turchia. I governanti occidentali europei, che erano appena divenuti indipendenti e facevano del loro meglio per mantenere l’indipendenza, poterono riprendere fiato.
4) I diritti delle nuove dinastie appena arrivate al potere con la riforma, avevano bisogno di giustificazioni. Questo, come anche l’euforia per la liberazione dal gioco Scita, fu la prima causa della riscrittura della storia; questo processo non fu molto pubblicizzato, ma avanzò nella maniera più spedita immaginabile nell’Europa Occidentale del XVI-XVII secolo. I Romanov incominciarono un processo simile in Russia. Perciò, la storia fu divisa in due parti, prima e dopo il XVII secolo. La prima venne distorto al massimo; la motivazione primaria era liberarsi di ogni traccia del Grande Impero "Mongolo" della Russia e dell’Orda. L’euforia per la liberazione dal Grande Impero "Mongolo" era enorme e permeava l’intera Europa Occidentale, con alcuni echi emergenti nel XIX secolo. Un dettaglio minore, ma esplicativo, è la carta dell’Europa pubblicata in Inghilterra nel 1877 vedi figg. 14.106, 14.107 e 14.107a. La carta è conservata nel British Museum; una sua riproduzione fu inclusa nell’Atlante fondamentale intitolato “L’Arte della Cartografia” ([1160], pagg. 337-338). La Russia viene rappresentata come un gigantesco e repellente Kraken che si allunga sull’Europa; tutti gli altri paesi sono rappresentati in modo più piacevole. La tradizione agit-prop può essere rintracciata in alcuni stereotipi occidentali medievali, a noi noti come la Cronaca di Matteo di Parigi, per esempio ([1268]; vedi Cronologia4, Capitolo 18:17). Matteo utilizza tutto il suo peso per dichiarare che “i Mongoli e i Tartari bevono acqua solo quando non trovano sangue fresco” ([722], pag. 240).
Figura 14.106.
Mappa dell'Europa pubblicata in Gran Bretagna nel 1877.
Parte sinistra della mappa.
La Russia è dipinta come una piovra ripugnante che allunga
i suoi tentacoli verso le nazioni civilizzate dell’Europa e dell’Asia,
con l’intenzione di divorarle.
Come ci rendiamo conto oggi, questa paura della Russia
da parte dell’Europa occidentale, risale a molto tempo fa.
Tratto dall'atlante “L'arte della cartografia” ([1160], pagine 337-338).
Figura 14.107.
Mappa dell'Europa pubblicata in Gran Bretagna nel 1877.
Parte destra della mappa raffigurante la “mostruosa Russia”.
Secondo il commento, “La piovra, ossia la Russia, si dimentica della ferita
ricevuta in Crimea, allunga i suoi tentacoli in tutte le direzioni…
[in riferimento alla guerra di Crimea combattuta
a metà del XIX secolo – Aut.]”.
Tratto da [1160], pagine 337-338.
Figura 14.107a.
La "risposta simmetrica" dei cartografi russi nel 1886.
La Russia è raffigurata come una donna dignitosa con una spada, mentre i paesi dell’Europa occidentale sono molto meno attraenti.
Tratta da una collezione privata.
5) Una campagna su larga scala per correggere le cronache antiche, iniziò nel XVII secolo, quando le nuove versioni “autorizzate” della storia rimpiazzavano le vecchie. Le cronache più evidentemente “eretiche” venivano distrutte, così come le versioni più radicali della Bibbia, mentre altre venivano riscritte. Le opere letterarie fresche di stampa vennero dichiarate “antiche” e quindi di grande autorità. Gli eventi spiacevoli e imbarazzanti vennero datati a epoche fantomatiche del passato remoto, e alcuni dei loro termini chiave vennero alterati nel significato, come “Cattolicesimo”, “Impero”, “La Riforma” ecc. Gli eventi precedenti il XVII secolo, vennero largamente rimaneggiati dagli editori del XVII-XVIII secolo e sono estremamente difficili da ricostruire oggi.