I Vangeli Perduti

Nuove prove su Andronico Cristo. Il famoso Pitagora, il dio Apollo, il taumaturgo Apollonio, i patriarchi dell’Antico Testamento Esaù e Giacobbe, come pure Giobbe e il profeta Isaia, sono riflessi di Cristo

A. T. Fomenko – G.V. Nosovskiy

testo tradotto in italiano da Claudio dell’Orda

CAPITOLO 1: IL FAMOSO E “ANTICO” APOLLO-APOLLONIO È UN RIFLESSO DI ANDRONICO-CRISTO. IL PRIMO VANGELO PERDUTO È “LA VITA DI APOLLONIO DI TIANA” DI FLAVIO FILOSTRATO

52. FILOSTRATO DESCRIVE LA SECONDA CONVOCAZIONE DI APOLLONIO-CRISTO PER IL PROCESSO.

Filostrato dedica molto spazio al processo di Apollonio. È probabile che abbia riunito diverse testimonianze frammentarie di questo importante evento. Di conseguenza, lo stesso fatto ricorre o due o addirittura tre volte. Ora, ad esempio, vedremo che Filostrato torna di nuovo sulla convocazione di Apollonio-Cristo al processo di Pilato, anche se ce ne ha già parlato in precedenza. E non molto tempo fa, poche pagine sopra.

“Il giorno seguente stava discorrendo con loro nel medesimo senso; ma venne introdotto un tale a spiare i suoi discorsi, mandato da Domiziano. Il suo aspetto pareva dimesso, e affermava di correre un grave pericolo; il suo parlare non era però quello di uno sprovveduto, al pari di quei sicofanti che sanno mettere insieme otto o dieci discorsetti. Apollonio dunque comprese il trucco; e trattò di cose prive di alcun interesse per quell'uomo …

Nel carcere avvennero altri episodi, in parte frutto di premeditazione, in parte affatto fortuiti, ma tanto irrilevanti che non vale la pena di occuparsene. Damid, credo, ne fa parola per il suo scrupolo di non omettere nulla ...

All'alba venne un segretario del tribunale imperiale, e gli disse: «L'imperatore ti ordina, Apollonio, di recarti alla corte verso l'ora di punta: non è ancora il momento di tenere la tua difesa, ma vuole vederti come sei, e parlare da solo a solo con te» …

Dopo avere così parlato dormì per brevissimo tempo, tanto da chiudere appena gli occhi. Fattosi giorno, levò le sue preghiere al Sole, per quanto era possibile in carcere; e conversava con chi gli stava intorno, rispondendo alle loro domande. Sopraggiunta così l'ora di punta, arrivò il segretario con l'ordine di trovarsi subito alla corte, «perché non capiti di venire chiamati prima alla sua presenza» aggiunse. Apollonio rispose «Andiamo», e si avviò di buona lena. Durante il percorso lo accompagnavano quattro guardie, stando però a maggiore distanza che se lo scortassero per sorvegliarlo; e seguiva pure Damid, spaventato ma nell'atteggiamento di chi è immerso nei propri pensieri. Gli sguardi di tutti erano rivolti verso Apollonio: si ammirava il suo portamento, e pareva che dalla sua figura spirasse quasi una suggestione divina …

Tanto disse a questo proposito; ma quando l'imperatore fu disposto a venire a colloquio con lui, sbrigati tutti gli affari urgenti, gli addetti lo introdussero nella reggia, vietando a Damid di seguirlo. Incoronato di un ramoscello d'olivo, l'imperatore aveva appena finito di sacrificare ad Atena nella sala di Adonis; e la sala era tutta verdeggiante di giardinetti fioriti, come quelli che gli Assiri fanno per Adonis in occasione della sua festa, piantandoli all'interno delle proprie dimore. Era dunque intento ai suoi riti, quando si voltò: e colpito dall'aspetto di Apollonio, «Eliano,» disse «mi hai condotto qui un demone».” [876:2a], pp.160-163.

Apollonio inizia una lunga conversazione con l'imperatore romano, presumibilmente Domiziano. Sottolineiamo che anche in questo caso è descritta come una conversazione in privato, un faccia a faccia. Non è escluso che in questo racconto l'immagine dell'imperatore fosse riferita non solo a Pilato, ma anche al re evangelico Erode, nonché agli anziani ebrei che accusavano Cristo di alto tradimento e di altre azioni empie. L'imperatore chiede ad Apollonio una spiegazione sulla sua partecipazione alla cospirazione di Nerva. Apollonio nega categoricamente la cospirazione e afferma di non aver mai pensato di assassinare il sovrano.

Può sorgere una domanda perplessa: perché Apollonio nega la sua colpa, mentre nei racconti precedenti sembra essere descritto come il principale organizzatore della congiura. La nostra spiegazione è semplice e deriva dalla nuova cronologia. I precedenti racconti di Filostrato appartenevano all'epoca di Erode I, quando, come abbiamo visto, Apollonio-Cristo era ancora un ragazzo e divenne l'inconsapevole responsabile del massacro dei bambini di Betlemme. Fu a causa sua che essi morirono. Ma ora siamo alla fine della biografia di Apollonio-Cristo, all'epoca di Erode II. Qui Cristo è un adulto. Non c'è certo una cospirazione da parte di Apollonio-Cristo. Al contrario, egli stesso diventa vittima di insidiose denunce, inganni e intrighi ai suoi danni. Ma Filostrato non se ne rende conto e pensa erroneamente che il suo secondo racconto sia la CONTINUAZIONE del primo. Il che è del tutto sbagliato. Tra i due racconti c'è un vuoto temporale di diversi decenni. Pertanto, i Vangeli affermano correttamente che Cristo fu accusato ingiustamente davanti a Pilato e che non organizzò alcun complotto contro le autorità e la sua precedente fede. Gesù fu vittima della denuncia e della ribellione. Come già sappiamo, la sanguinosa ribellione e il colpo di Stato a Zar Grad = la Gerusalemme evangelica, nel 1185. Si veda il libro “Il re degli Slavi”.

Ma torniamo a Filostrato.

Nonostante tutte le assicurazioni e le spiegazioni di Apollonio, l'imperatore non gli crede. “Dopo quest'episodio prese a oltraggiarlo in ogni modo, facendogli radere la barba e i capelli, e imprigionandolo fra i peggiori delinquenti. A proposito della rasatura «Non prevedevo, sire,» disse «che fossero in pericolo i miei peli»; e a proposito delle catene: «Se credi che io sia un mago, come mi potrai tenere legato? E se mi terrai legato, come puoi dire che sono un mago?» …


Fig. 1.78

Questo fu il preludio della sua difesa, che tenne privatamente di fronte a Domiziano, secondo quanto riporta Damid.” [876:2a], pp.163-164.

Qui vale la pena di prestare attenzione a un'altra menzione dei lunghi capelli di Apollonio-Cristo.

Secondo Filostrato, questa conversazione tra Apollonio e l'imperatore fu descritta in modo differente da diversi cronisti. È chiaro che all'incontro fu data grande importanza, e ci furono opinioni diverse su ciò che effettivamente accadde.

Scrive Filostrato: “Ma alcuni hanno stravolto con cattive intenzioni questi fatti, affermando che egli sostenne prima la sua difesa, e successivamente fu gettato in carcere; e che soltanto allora fu rasato. Costoro hanno pure falsificato una lettera, scritta in ionico e di una fastidiosa prolissità, nella quale pretendono che Apollonio abbia rivolto una supplica a Domiziano per scongiurare il carcere. Orbene, Apollonio ha sì composto il suo testamento in ionico, ma non ho mai trovato finora una lettera scritta in dialetto ionico, sebbene ne abbia raccolte moltissime di lui, né ho mai riscontrato in una sua lettera la tendenza alla prolissità: in effetti sono tutte brevi e di stile veramente laconico. Invero, egli lasciò vittorioso il tribunale; e come si sarebbe potuto imprigionarlo, dopo il verdetto emesso sul suo caso?” [876:2a], p.164.

La scena descritta del crudele abuso di Apollonio-Cristo da parte del sovrano ci è ben nota dai Vangeli canonici (Matteo 27:27-30). Si tratta della famosa flagellazione di Cristo, Fig. 1.78. Fu legato, spogliato, gli fu posta una corona di spine sul capo e fu percosso. Quindi la descrizione di Filostrato si adatta bene alla versione evangelica.

 

 

53. SI TORNA NUOVAMENTE A PARLARE DEI CAPELLI LUNGHI DI APOLLONIO-CRISTO.

Abbiamo già notato che i capelli lunghi di Cristo hanno attirato l'attenzione di molti e sono stati discussi più volte, vedi il nostro libro “Il re degli Slavi”. Anche Filostrato ha contribuito a questo argomento. Ecco cosa scrive.

“Ma non è ancora giunto il momento di parlare degli eventi accaduti nel giudizio: si deve prima raccontare ciò che accadde dopo la rasatura e i discorsi che tenne, poiché sono degni di considerazione…

Infatti, quando già da due giorni era in ceppi, si presentò alla prigione un tale, sostenendo di avere acquistato il diritto di visitarlo, e di essere venuto per dargli consiglio sul modo di salvarsi. Costui era un siracusano, mente e lingua di Domiziano, ed era stato inviato come il precedente, ma con più attendibili maniere.” [876:2a], p.164.

Tra l'altro, l'immagine di Giuda Iscariota - finto amico di Cristo, ma in realtà traditore - viene probabilmente riproposta. Si parla anche di una certa SOMMA. Probabilmente si tratta ancora una volta dei famosi trenta pezzi d'argento di Giuda, a causa dei quali tradì Cristo. Tra l'altro, la menzione che il tale era di SIRACUSA è probabilmente una traccia del nome evangelico ISKARIOT.

Flavio Filostrato prosegue. Il tale esclama ipocritamente: “«E chi avrebbe previsto che le sue chiome divine fossero recise?». «Io stesso, che le portavo» …

«Appunto questo, di non pensare a tali cose». Poiché l'altro di nuovo invocava le sue chiome e portava su quelle il discorso, «Per tua fortuna,» gli disse Apollonio «giovanotto, non eri uno degli Achei a Troia: terribilmente, credo, avresti pianto sulle chiome che Achille recise in onore di Patroclo, se ciò davvero avvenne, e saresti svenuto per causa loro. Tu che dici di provare compassione per le mie, che erano canute e incolte, quanto non avresti sofferto per le sue, che erano bionde e ben curate?» …

«Comprendo che si tratta di Eufrate, il quale ogni sua azione rivolge contro di me, lo so bene. Altre volte ho subìto da lui torti ancora maggiori …

Comprese quindi che il siracusano voleva attirarlo nello stesso discorso a cui aveva mirato l'imperatore, pensando che per lasciare il carcere avrebbe imbastito qualche menzogna contro quegli uomini; e allora disse: «Mio caro, se dicendo a Domiziano la verità sono stato incarcerato, cosa mi capiterà se non la dico? Egli è convinto che la verità meriti il carcere, io che lo meriti la menzogna». Il siracusano, colpito dalla superiorità della sua filosofia, come disse andandosene, lasciò dunque la prigione.” [876:2a], p.165.

Perciò, si parla di nuovo dei capelli lunghi di Cristo-Apollonio, della storia di Giuda Iscariota = Eufrate e dell'imprigionamento di Cristo.

 

 

54. APOLLONIO-CRISTO VA CONSAPEVOLMENTE A SOFFRIRE PER IL BENE DEGLI UOMINI E PREDICE LA SUA RESURREZIONE DOPO LA MORTE.

Come abbiamo già notato, secondo i Vangeli, Cristo è consapevole delle sue future sofferenze e ne è assolutamente cosciente. Lo stesso motivo è presente nel libro di Filostrato. È molto interessante notare che il tema dell'imminente risurrezione di Apollonio-Cristo comincia a farsi sentire. Apollonio dimostra a Damid che può in qualsiasi momento gettare le catene che gli sono state imposte e tornare libero, ma preferisce comunque rimanere in prigione. Allo stesso tempo, lo informa che risorgerà subito dopo la sua morte. Questa è la vivida testimonianza di Filostrato.

Mentre è in prigione, Apollonio dice a Damid-Matteo: “«Nulla oltre quanto ci è accaduto finora, e nessuno ci ucciderà». «E chi è tanto invulnerabile? E quando sarai messo in libertà?». «Per quanto attiene al giudice, oggi; per quanto riguarda me, in questo stesso momento». Con tali parole trasse la gamba fuori dai ceppi, dicendo poi a Damid: «Eccoti una dimostrazione della mia libertà: fatti dunque coraggio». Allora per la prima volta Damid afferma di avere compreso appieno la natura di Apollonio, che era divina e superiore all'umano: poiché senza sacrifici - e come avrebbe potuto farli in prigione? - né preghiere, senza dire neanche una parola si era preso gioco dei ceppi; e poi, introducendovi di nuovo la gamba, riprese la parte del prigioniero …

Il giorno seguente chiamò Damid, e gli disse: «La mia difesa avrà dunque luogo nel giorno preannunciato; tu avviati verso Dicearchia, poiché è meglio che tu vada a piedi, e dopo avere salutato Demetrio, volgiti verso il mare, dove si trova l'isola di Calipso: là apparirò ai tuoi occhi». «Vivo,» chiese Damid «o come?». Con un sorriso Apollonio rispose: «A quanto io credo, vivo; ma secondo ciò che credi tu, risorto». Egli racconta dunque di essersene andato a malincuore, poiché non disperava completamente della sua vita, ma non riusciva a credere che non sarebbe morto.” [876:2a], p.167.

Qui, il pensiero della risurrezione di Apollonio-Cristo è formulato in modo diretto: Io vi apparirò “PERCHE‘ SONO VIVO, E PERCHE’ VOI SIETE VIVI”. Cioè, morto e risorto. È difficile essere più chiari. Abbiamo davanti a noi una delle idee principali dei Vangeli. È strano che gli storici moderni “non notino” questi e altri numerosi argomenti evangelici che traboccano dall'opera di Filostrato. Tuttavia, si possono capire gli storici. Essi sono stati a lungo confusi dalla cronologia di Scaligero. Pertanto, senza fare affidamento sulla Nuova Cronologia, è davvero molto difficile notare e realizzare tali parallelismi e identificazioni.

 

 

55. INIZIA IL PROCESSO DI DOMIZIANO-PILATO AD APOLLONIO-CRISTO.

Filostrato passa al tema centrale della parte finale della sua opera, il processo ad Apollonio.

“Andiamo dunque al tribunale, per sentire Apollonio che discute la sua causa. Il sole sta già levandosi, e le porte sono aperte per introdurre i cittadini più in vista. I familiari dell'imperatore dicono che non ha neppure toccato cibo: è intento, credo, a esaminare i documenti del processo. Tiene infatti tra le mani uno scritto, e lo scorre ora con ira, ora più calmo.” [876:2a], p.169.

Questo riferimento a un libro che Ponzio Pilato sfogliava nervosamente prima del processo a Cristo, non è stato conservato né nei Vangeli canonici né nei cosiddetti Vangeli apocrifi. Non è chiaro di quale libro stiamo parlando. C'è dietro qualcosa di interessante ma dimenticato? Anche Filostrato ha notato questo tocco e ha ipotizzato che possa trattarsi di un libro di leggi. Ma questa è solo un'ipotesi di Filostrato. Può essere corretta o meno. Sarebbe interessante andare a fondo della questione. Comunque sia, andiamo avanti.

“Troveremo Apollonio, d'altronde, che si considera in procinto di sostenere un dibattito, anziché di affrontare una lotta per la vita come si può dedurre dal suo comportamento davanti al tribunale. Recandosi ad esso, chiese dove andassero al segretario che lo conduceva; e quello rispose che lo stava conducendo al tribunale. «E chi sarà il mio avversario nel processo?» chiese. «Il tuo accusatore, e l'imperatore sarà il giudice». «E chi sarà il giudice fra me e l'imperatore? Poiché dimostrerò che commette un delitto contro la filosofia». «E cosa importa all'imperatore» disse l'altro «della filosofia, anche se commette un delitto contro di essa?». «Ma alla filosofia importa molto dell'imperatore, che governi come si conviene». Il segretario fu d'accordo, e d'altronde era animato da sentimenti favorevoli nei riguardi di Apollonio, come aveva mostrato fin da principio. «Quanto vorrai far durare il tuo discorso,» …

«Sai allora praticare due arti opposte, se sostieni di poter parlare sia brevemente sia a lungo sul medesimo argomento». «Non opposte, ma simili: in quanto chi è capace di fare una cosa, non si trova in difficoltà neppure nell'altra. E la giusta misura formata da entrambe io non la definirei la terza, bensì la prima virtù del discorso; e io sono anche certo che il silenzio è la quarta virtù in un tribunale». «Ma sarebbe una cosa stolta per te e per chiunque corre un pericolo». «Eppure fu molto utile a Socrate ateniese, quando venne tratto in giudizio». «E come gli fu utile, dato che morì per avere taciuto?». «Non morì, ma questa fu soltanto l'opinione degli Ateniesi» …

Così si preparava a tutte le mosse del tiranno; e mentre attendeva nell'atrio del tribunale, un altro segretario gli si accostò dicendo: «Tianeo, devi entrare nudo». «Prenderemo dunque un bagno, oppure discuteremo una causa?». «Non riguarda gli abiti quest'ordine,» replicò l'altro «ma il sovrano ti vieta di introdurre qui un amuleto o un libro, né altri scritti di alcun genere». «Neppure una verga, per chi gli consiglia queste stoltezze?» …

Mentre l'accusatore lo oltraggiava così, gli stava accanto uno dei liberti di Eufrate, a quanto si diceva inviato da costui a riferire sui discorsi tenuti da Apollonio nella Ionia, insieme a una somma di denaro che fu consegnata all'accusatore.” [876:2a], p.169-170.

Analizziamo la storia di Filostrato.

- APOLLONIO VIENE PORTATO AL PROCESSO. - Apollonio viene condotto in tribunale, dove comparirà l'accusatore e il giudice sarà l'imperatore romano, presumibilmente Domiziano. Sarà lui a stabilire il grado di colpevolezza di Apollonio e ad emettere la sentenza. Apollonio viene condotto in carcere, anche se si dice che le guardie siano molto amichevoli con l'accusato.

Secondo i Vangeli, Cristo viene portato al processo di Pilato sotto scorta. Gli accusatori - gli anziani, gli scribi e i farisei - compariranno al processo. Il giudice principale è il procuratore romano Ponzio Pilato. La sorte dell'accusato dipende interamente dalla sua decisione.

- SILENZIO AL PROCESSO. - Secondo Filostrato, Apollonio medita varie opzioni per il suo comportamento al processo e, tra le altre, indica la QUARTA VIA, che consiste nel rimanere in silenzio, senza rispondere alle accuse.


Fig. 1.79

Allo stesso modo, i Vangeli riportano esplicitamente che Gesù rimase in silenzio al processo di Pilato. “E Gesù si presentò al governatore. E il governatore gli chiese: “Sei tu il re dei Giudei?”. E Gesù gli rispose: “Tu lo dici”. E quando i sommi sacerdoti e gli anziani lo accusarono, egli non disse nulla. Allora Pilato gli disse: “Non hai sentito quanti testimoniano contro di te?”. Ed egli non gli rispose una sola parola, tanto che il governatore si meravigliò molto” (Matteo 27:11-14). La figura 1.79 è un'antica immagine di Cristo davanti al sommo sacerdote.

- APOLLONIO E SOCRATE. - Qui ritorna il paragone di Filostrato tra il processo di Apollonio e quello di Socrate. Ciò corrisponde esattamente ai nostri risultati, secondo i quali anche Socrate è un riflesso di Andronico-Cristo. Quindi le scene del processo di Apollonio e di Socrate sono naturalmente simili, essendo duplicati del processo di Gesù.

- LA RISURREZIONE. - Vale la pena notare che qui Filostrato inserisce di nuovo il tema del RITORNO DI SOCRATE- CRISTO DOPO LA MORTE. Si dice che Socrate “non è morto affatto” e che l'opinione sulla sua morte è errata. Così, si dice, pensavano gli ateniesi che giudicavano Socrate in modo errato. In questo modo Filostrato avvicina nuovamente la descrizione di Apollonio a quella di Socrate.

- SI LAVÒ LE MANI. - È interessante il fatto che Flavio Filostrato metta qui in bocca ad Apollonio la seguente frase: “Faremo un bagno o discuteremo una causa?”. Naturalmente, lo stesso Filostrato cerca subito di spiegare tale domanda di Apollonio con la sua reazione a un ordine del governatore di non portare alcuna documentazione a corte. Molto probabilmente, però, abbiamo davanti a noi un altro riflesso della nota scena del lavaggio delle mani di PONZIO PILATO. “Pilato, visto che nulla serviva, prese dell'acqua, si lavò le mani davanti al popolo e disse: “Io sono innocente del sangue di questo giusto”” (Matteo 27:24).

- I TRENTA PEZZI D'ARGENTO. - Secondo i Vangeli, Gesù fu tradito e arrestato a causa di Giuda Iscariota. Egli prese trenta pezzi d'argento dai sommi sacerdoti ebrei, li informò del luogo in cui si trovava Cristo e li aiutò ad arrestare il Maestro.

Abbiamo già visto che nelle pagine di Filostrato Giuda Iscariota si presenta innanzitutto come Eufrate - l'ex allievo di Apollonio, trasformatosi in suo maligno nemico. Inoltre, Eufrate era molto avido di denaro. E ora, durante il processo ad Apollonio, il tema di Eufrate-Giuda si ripresenta. Viene riferito che accanto al principale accusatore si trova il servo di Eufrate, inviato al tribunale con una denuncia da parte di Eufrate e persino con del denaro per l'accusatore come regalo.

Abbiamo davanti a noi una buona corrispondenza tra il racconto di Filostrato e i Vangeli.

 

 

56. IL GIUDIZIO DI PILATO. PILATO SE NE LAVA LE MANI.

Filostrato continua: “Il tribunale era apprestato come se si dovesse tenere una riunione per un panegirico; e vi erano raccolte tutte le persone in vista, poiché l'imperatore metteva ogni suo impegno a convincere Apollonio dell'accusa relativa a Nerva e ai suoi amici di fronte al maggior numero di persone possibile. Ma egli ignorava l'imperatore a tal punto da non guardare neppure verso di lui; e poiché l'accusatore gli rinfacciava insolentemente il suo disdegno e lo invitava a rivolgere lo sguardo verso il dio di tutti gli uomini, Apollonio sollevò gli occhi al soffitto, dimostrando di voler guardare a Zeus e di ritenere colui che si lasciava empiamente adulare più turpe dell'adulatore stesso. Ma l'accusatore prese a urlare in tal modo: «Misura l'acqua, sire, poiché se gli concederai di parlare a sua volontà, ci strangolerà tutti. Io tengo qui uno scritto, dove sono elencati i capi d'imputazione di cui deve rispondere. Presenti dunque la sua difesa su ciascuno di questi singolarmente» …

L'imperatore lo approvò, dicendo che era un ottimo consiglio; e ordinò che Apollonio svolgesse la sua difesa attenendosi all'indicazione del sicofante. Tralasciò dunque le altre accuse, considerando che non valesse la pena di discuterle; e sulle quattro che riteneva più gravi e difficili da confutare, pose queste domande: «Per quale motivo, Apollonio, non porti il medesimo abbigliamento di tutti gli altri uomini, ma ne hai uno proprio e tanto singolare?» ... «Perché gli uomini ti chiamano dio?»” [876,2a], p.170.

Confrontiamo con i Vangeli.

- IL PROCESSO PUBBLICO. - Secondo Filostrato, il processo ad Apollonio è un processo pubblico. In particolare, era presente tutta la nobiltà cittadina.

Allo stesso modo, i Vangeli riportano che il processo di Cristo si svolse alla presenza dei sommi sacerdoti, degli scribi, dei farisei e della folla.

- IL SILENZIOSO DISPREZZO. - Filostrato riferisce che Apollonio mostrava disprezzo per l'imperatore romano. Nei Vangeli non c'è un tocco simile, anche se si dice che Cristo sia rimasto in silenzio in risposta alle accuse contro di lui. Alcuni cronisti potrebbero aver interpretato questo silenzio come un segno di disprezzo per gli accusatori e per il processo in generale.

Per inciso, una scena simile è descritta da Erodoto nella “biografia” di Policrate. Ricordiamo che, secondo i nostri risultati, Policrate è un altro riflesso di Cristo. Si veda il nostro libro "Cristo e la Rus' attraverso gli occhi degli "antichi" greci". Policrate è giudicato dal satrapo Oreste, analogo di Erode. Anche Policrate tace in risposta alle accuse. Allora il governatore Oreste, decidendo che in questo modo gli viene dimostrato disprezzo, CONDANNA e giustizia Policrate.

- IL RE DEI GIUDEI. - Secondo Filostrato, una delle domande dell'imperatore romano è: Perché la gente ti chiama Dio? Si tratta probabilmente di un riflesso delle accuse evangeliche contro Cristo, che sta minando le fondamenta della vecchia fede, chiamandosi Re dei Giudei ed essendo considerato Figlio di Dio.

- IL LAVAGGIO DELLE MANI. - In Filostrato, il tema del “lavarsi le mani” riaffiora. In questo racconto si rifrange nel grido dell'accusatore: “È ora di misurare l'acqua!”. Filostrato sembra pensare che questo si riferisca all'orologio ad acqua, la clessidra, che veniva usato per misurare il tempo dei dibattiti in tribunale. Ma più probabilmente si tratta di un riflesso del racconto evangelico secondo cui Ponzio Pilato ricevette un recipiente d'acqua e si lavò le mani davanti al popolo, assolvendosi pubblicamente dalla colpa dell'esecuzione di Gesù.

Questa corrispondenza è rafforzata da un'altra testimonianza di Filostrato. Torniamo un po' indietro nel tempo. Come abbiamo già detto, Apollonio fu condotto in tribunale da quattro guardie. Lo condussero educatamente, tenendosi “a debita distanza”, ma scortandolo comunque come un prigioniero onorevole. L'impaurito Damid-Matteo camminava accanto a lui.

“Sostando nei pressi della reggia, poiché vedeva che alcuni erano riveriti e altri riverivano, e udiva il rumore di quanti entravano e uscivano, «Tutto ciò, Damid,» disse «mi pare simile a un bagno pubblico: chi è fuori si affretta a entrare, chi è dentro a uscire; e alcuni si possono paragonare a chi si è ben lavato, altri a chi non si è lavato affatto». Questo detto io esigo che rimanere inviolato, e che non lo si attribuisca a questo e a quello: infatti è così tipico di Apollonio, che lo si ritrova anche in una sua lettera.” [876:2a], p.162.

Ma abbiamo già visto che nel primo riflesso del processo di Pilato nelle pagine di Filostrato, era il racconto del "lavaggio nel bagno" a ricordare il lavaggio delle mani di Pilato. Anche qui vediamo una conversazione sul lavaggio nel bagno. E si sottolinea che alcuni di loro riuscirono a lavarsi. Alla luce di quanto detto, molto probabilmente si ripropone la stessa storia di Ponzio Pilato che si lava le mani. Il procuratore credeva di “lavarsi le mani” dall'esecuzione di Gesù e di evitare ulteriori accuse di insensibilità.

È interessante che il cronista abbia attribuito grande importanza a questa frase di Apollonio, insistendo sull'accuratezza della sua riproduzione. In particolare, sottolineava che le parole non dovevano essere attribuite a nessun'altra persona e che la frase doveva essere ricordata. In effetti, la scena evangelica di Pilato che si lava le mani era eccezionalmente popolare nella pittura medievale. È stata ben ricordata.

- ARIA DI FESTA. - Infine, Filostrato fa notare che la sala in cui si svolse l'incontro era stata allestita come per i discorsi celebrativi. Dopo tutto, i Vangeli dicono che il processo di Cristo ebbe luogo proprio prima della domenica di Pasqua (Matteo 27:15).

Quindi, ancora una volta, la testimonianza di Filostrato e i Vangeli concordano bene.

 

 

57. L’IMPERATORE ROMANO SIMPATIZZA PER APOLLONIO-CRISTO E RIMUOVE LE ACCUSE CONTRO DI LUI.

Descrivendo il processo ad Apollonio, Filostrato riferisce che le risposte di Apollonio suscitarono la simpatia dell'imperatore romano e di parte del popolo.

“Poiché a queste sue parole si era levato un applauso maggiore di quanto sia ammesso nel tribunale imperiale, il sovrano temette che i presenti dessero testimonianza in suo favore, e provò d'altronde una certa impressione a tali risposte, per il vigore d'animo e di mente che mostravano. «Ti assolvo dalle accuse,» disse allora «ma rimarrai qui fino a che potremo discorrere in privato».” [876:2a], p.171.

Ancora una volta ci imbattiamo nella storia dell'imperatore romano che vuole essere lasciato solo con l'imputato. Inoltre, si dice che PILATO-DOMIZIANO toglie l'accusa ad APOLLONIO-Cristo. Come abbiamo già visto, questo è esattamente ciò che si dice, ad esempio, nel Vangelo di Nicodemo: “Pilato, pieno d'ira (verso i Giudei - Aut.), uscì dal Pretorio e disse ai Giudei: ‘Prendo il sole come testimone, che non ho trovato alcuna colpa in quest'uomo’” [307], p.187, p.188 [307], с.181.

I Giudei sono indignati e si scagliano contro Gesù con nuove accuse. Pilato si rivolge a Cristo per avere chiarimenti e, dopo averlo ascoltato, rimane della sua precedente opinione: “Pilato lasciò Gesù all'interno del Pretorio, uscì e, avvicinatosi ai Giudei, disse loro: ‘Non trovo in lui nessuna colpa’” [307], p.182. [307], с.182.

Allora i Giudei cambiarono tattica e dissero al procuratore: “Chiunque bestemmia contro Cesare è colpevole di morte” [307], p.182 [E allora Pilato capì che il suo continuo sostegno a Gesù poteva costargli la carriera, perché sarebbe stato immediatamente riferito al Cesare di Roma che Gesù aveva bestemmiato contro il Cesare e che il procuratore romano lo stava coprendo. E allora Pilato mandò Cristo a essere giustiziato. Tuttavia, si lavò le mani e dichiarò di non essere colpevole della morte di Gesù.

In effetti, Filostrato ci dice la stessa cosa: l'imperatore romano aveva così tanto rispetto per Apollonio che dichiarò pubblicamente: “Io ti assolvo”. Vediamo una buona corrispondenza tra il Vangelo e le versioni “antiche”. (Erode “il primo” ed Erode “il secondo” secondo la nostra terminologia).

 

 

58. DURANTE IL PROCESSO AD APOLLONIO-CRISTO, RIAFFIORANO I RICORDI DI ERODE I.

Secondo il Vangelo di Nicodemo, durante il processo a Cristo, Ponzio Pilato fu talmente irritato dal comportamento dei Giudei che insistevano per l'esecuzione di Cristo, che li accusò di perfidia. In risposta, i Giudei gridarono: "Il nostro Re è Cesare, non Gesù; a Lui i Magi portarono doni come a un Re, ed Erode, quando seppe dai Magi che era nato un Re, volle ucciderlo... Ed Erode fece uccidere i bambini ebrei nati a Betlemme” [307], p.186 [307], с.186.

Così, durante il processo a Gesù sotto Erode II, riaffiorano i ricordi di Erode I.

Lo stesso avviene nel racconto di Filostrato. L'imperatore romano Domiziano chiede ad Apollonio: “«Per quale istinto o congettura hai predetto alla città di Efeso che sarebbero stati colpiti da una pestilenza?». «Io seguo, sire, una dieta assai parca, e così ho potuto percepire prima il male; e se vuoi, sono anche in grado di rivelarti le cause delle pestilenze». Ma quello, credo per il timore che ascrivesse le epidemie ai suoi delitti, alle empie nozze e a tutte le azioni folli da lui compiute, disse: «Questa spiegazione non mi serve».” [876:2a], p.170-171.

Abbiamo già detto che Filostrato confonde Erode I ed Erode II, chiamandoli entrambi con lo stesso nome, Domiziano. Fu il re Erode I a essere accusato da Giovanni Battista di un ingiusto matrimonio incestuoso. Come abbiamo visto, anche gli evangelisti ricordano talvolta eventi accaduti al tempo di Erode II.

 

 

59. AL CULMINE DEL PROCESSO, APOLLONIO-CRISTO “SCOMPARE IMPROVVISAMENTE”. LA RESURREZIONE DI CRISTO.

Dopo che l'imperatore romano Domiziano annuncia di aver ritirato le accuse contro Apollonio, quest'ultimo dichiara improvvisamente quanto segue:

“«Dammi, se vuoi, la possibilità di parlare; altrimenti, manda qualcuno a prendere il mio corpo, poiché prendere l'anima è impossibile.

A dir vero, neppure il corpo potresti prendere, non mi ucciderai infatti, poiché non sono mortale».

E con queste parole scomparve dal tribunale, risolvendo la situazione nel modo migliore. Infatti era evidente che l'imperatore non parlava con sincerità, bensì intendeva porgli delle questioni affatto superflue - poiché andava assai fiero di non averlo mandato a morte -; ed egli si premuniva per non essere costretto a discussioni di tal genere. Riteneva inoltre che avrebbe raggiunto il suo scopo nel modo migliore, se la sua natura non restasse ignorata, bensì risultasse palese che nessuno poteva impadronirsi di lui contro la sua volontà.” [876:2a], p.171.

Abbiamo davanti a noi un'allusione molto esplicita alla risurrezione di Cristo. Egli “scompare improvvisamente”, e si sottolinea che ciò manifesta la sua NATURA, cioè, molto probabilmente, la divinità di Gesù, che egli non voleva nascondere ulteriormente ai suoi giudici.

Il motivo della scomparsa di Cristo durante la Passione ci è già noto dai nostri studi precedenti. Nel libro " La Roma dei re nella confluenza tra l'Oka e il Volga" abbiamo mostrato che il famoso primo re romano Romolo è uno dei riflessi di Cristo. Pertanto, anche la sua ascensione durante la Passione è descritta da Tito Livio come una "scomparsa improvvisa", e sotto gli occhi di tutti.

Continua Filostrato: “Quando dunque scomparve dal tribunale in un modo soprannaturale e inspiegabile, il tiranno non ebbe la reazione che i più si attendevano. Si pensava infatti che avrebbe lanciato urla tremende e avrebbe bandito la caccia all'uomo, proclamando per tutto il suo impero di arrestarlo dovunque si trovasse. Ma egli non fece nulla di tutto ciò: come se si studiasse di contrastare l'aspettativa della gente, oppure avesse alfine compreso che non aveva alcun potere contro di lui. Se poi agisse così perché si sentiva superiore, possiamo valutarlo dagli avvenimenti successivi: ci apparirà infatti sconvolto, piuttosto che pieno di disprezzo.

Lasciando il tiranno in queste condizioni, dopo avere ridotto a zimbello della sua filosofia il terrore dei Greci e dei barbari tutti, Apollonio avanti mezzogiorno scomparve dal tribunale; e verso sera apparve in Dicearchia a Demetrio e a Damid.” [876:2a], p.187.

Si sottolinea qui che la “scomparsa” di Apollonio-Cristo era considerata da tutti un miracolo inspiegabile. È proprio come un miracolo che la risurrezione viene trattata nel cristianesimo. E i Vangeli parlano proprio della scomparsa del corpo di Cristo dal sepolcro (Matteo 28, 2-6).

Filostrato ripropone il tema che l'imperatore romano fu imbarazzato dal comportamento di Apollonio e non ordinò di cercarlo. I Vangeli dicono anche che Ponzio Pilato era solidale con Gesù e voleva addirittura lasciarlo andare.

 

 

60. LE DIVERSE VERSIONI DELL'ESECUZIONE DI APOLLONIO-CRISTO.

Flavio Filostrato riorganizza la risurrezione e l'esecuzione di Apollonio-Cristo. Siamo appena stati introdotti al racconto della “scomparsa improvvisa e miracolosa” di Apollonio nel bel mezzo del suo processo. È solo allora che Filostrato dà le varie opinioni su come Apollonio sia stato giustiziato. Ecco questo testo, che avrebbe preceduto il racconto della Resurrezione = Scomparsa.

“Per tutta la Grecia si diffuse allora, improvvisa e insistente, la voce che Apollonio era vivo e si trovava a Olimpia. Da principio la notizia non ottenne credito: oltre al fatto che era umanamente impossibile nutrire speranze una volta appreso che si trovava in prigione, alcuni avevano sentito dire che era morto sul rogo, altri che era stato dilaniato vivo per mezzo di uncini infitti nelle clavicole, altri che era stato gettato in un baratro o in mare.” [876:2a], p.190.

Pertanto, le prime due versioni dell'esecuzione di Apollonio sono: rogo e "aggancio" delle sue clavicole con degli uncini. Ma si tratta di un riferimento abbastanza esplicito alla crocifissione di Cristo, e anche al fatto che le sue mani furono inchiodate - cioè “agganciate” - al piolo della croce lungo il quale erano stese le mani di Gesù, Fig. 1.80.

È opportuno ricordare che, secondo la versione "antica", anche Socrate-Cristo alla fine del dramma di Aristofane brucia in un rogo ardente. Nel libro "L'inizio della Rus' dell'Orda" abbiamo già dimostrato che in alcune fonti antiche il monte Golgota, dove Cristo fu crocifisso, è chiamato KOSTROM. Nella lingua russa antica la parola KOSTER indicava, in particolare, una torre o una fortezza. In linea generale, qualcosa di alto e fatto di tronchi [866], vol.2, p.347.

Se in alcune fonti il Golgota era chiamato KOSTROM, gli editori successivi, senza capire, avrebbero potuto trasformare la crocifissione di Cristo sul Golgota in un rogo.

Inoltre, le parole russe KOSTER e CREST potrebbero essere state confuse negli antichi documenti: croce = KRST --> KSTR = koster. Gli scheletri senza vocali di queste parole differiscono solo per la trasposizione delle consonanti. Nel libro "Cristo e la Rus' attraverso gli occhi degli "antichi" greci" abbiamo mostrato che lo stesso motivo del rogo è presente in molte altre versioni "antiche" dell'esecuzione di Cristo. Dunque, la descrizione di Filostrato della morte di Apollonio-Cristo risulta essere alla pari con altre letture di fonti antiche.

La figura 1.81 mostra un frammento di un antico dipinto che raffigura il rogo di Savonarola. Vediamo un enorme falò, al centro del quale si erge un palo con una croce in cima. Savonarola è legato al palo proprio alla sua sommità. Probabilmente è così che talvolta veniva rappresentata simbolicamente l'esecuzione sul Golgota. Le Fig.1.82 e Fig.1.83 mostrano un'altra immagine antica di un autodafé dell'inquisizione a Madrid.

 

 

61. L'ECLISSI SOLARE ASSOCIATA ALL'ESECUZIONE E ALLA RESURREZIONE DI APOLLONIO.

Qui Filostrato riferisce anche che non molto tempo dopo il processo e l'esecuzione di Apollonio si verificò un'ECLISSI SOLARE. Ciò corrisponde esattamente alle istruzioni dei Vangeli. Luca dice: “Il sole si oscurò e il velo del tempio si squarciò nel mezzo” (Luca 23:45). Per saperne di più su questa eclissi, si vedano i nostri libri “Il re degli Slavi” e “Metodi”, cap. 2,2. Citiamo la testimonianza di Filostrato.

“Nel tempo in cui svolgeva la sua attività in Grecia, si presentò nel cielo questo prodigio: il disco del sole fu avvolto da una corona simile a un arcobaleno, che ottenebrava il suo raggio. Era a tutti evidente che il prodigio annunciava dei mutamenti; e il governatore della Grecia lo convocò da Atene in Beozia. «Sento dire» gli si rivolse «che sei sapiente nelle cose divine». «E certo hai sentito che lo sono anche in quelle umane» fu la risposta. «Sì,» disse quello «e sono d'accordo». «Orbene, dato che la pensi come me, non immischiarti nelle decisioni degli dèi, giacché questo consiglia la sapienza degli uomini». Poiché l'altro lo pregava con insistenza di rivelargli cosa ne pensasse, dicendo di temere che la notte avrebbe avvolto ogni cosa, «Sta' di buon animo,» disse Apollonio «da questa notte sorgerà la luce».” [876:2a], p.193.

Ricordiamo che Filostrato aveva già riferito di questa eclissi solare associata alla Passione di Apollonio. L'eclissi è stata discussa nella prima parte dell'opera di Filostrato, che, come abbiamo già mostrato, contiene praticamente l'intero corpo principale dei Vangeli.

Pertanto Filostrato segue ordinatamente, e per la seconda volta, tutti i temi principali dei Vangeli.

 

 

62. UN'ALTRA TESTIMONIANZA DI FILOSTRATO SULLA PASSIONE E L'ESECUZIONE DI ANDRONICO-CRISTO, INTRECCIATA CON IL RACCONTO DELLA MORTE DI STEFANO AGIOCRISTOFORITE.

Come possiamo vedere, nella seconda parte della sua opera Filostrato ha raccolto una grande varietà di testimonianze sul processo e sull'esecuzione di Apollonio-Cristo. Tuttavia, lo stesso Filostrato non si rese chiaramente conto che gli erano giunte diverse versioni antiche degli stessi eventi. Pertanto, non le identifica, “non le incolla” tra loro, ma le cita come storie separate su presunti eventi diversi della vita di Apollonio. Questo ha portato al fatto che dopo aver raccontato la Passione e la Resurrezione di Apollonio, Filostrato inizia subito, ancora una volta, anche se con parole leggermente diverse, a ripetere la scena della Passione e della morte di Andronico-Cristo. E questa volta vicino all'agiografia “reale” dell'imperatore Andronico, contenuta nei libri degli autori di Zar Grad, ad esempio in Niceta Coniata.

L'imperatore Andronico di Zar Grad fu deposto nel 1185 con una sanguinosa ribellione, al termine della quale fu brutalmente torturato e giustiziato. L'ammutinamento fu organizzato da Isacco Angelo. Ricordiamo ora la trama essenziale del nostro libro " Il re degli Slavi". Parleremo di Stefano, il primo martire cristiano e di Stefano Agiocristoforite - il primo uomo che soffrì per Andronico, Fig.1.84.

È noto nella storia della Chiesa cristiana che il PRIMO martire di Cristo fu l'arcidiacono Stefano [988:00], "Stefano, arcidiacono e primo martire". Vedi Fig. 1.85, Fig. 1.86.

Nella agiografia di Andronico, il primo dei suoi compari a morire durante la ribellione è il capo della guardia di palazzo STEFANO Agiocristoforite, cioè, tradotto dal greco: STEFANO, il santo sostenitore di Cristo. Ecco come Coniata descrive l'inizio della ribellione.

"Stefano Agiocristoforite ... che era preoccupato per il benessere del suo sovrano e re, decise di catturare Isacco Angelo... Arrivato a casa di Isacco. ordinò a Isacco di uscire e di seguirlo... Quando egli... esitava. Agiocristoforite usò la forza... Isacco vide che era impossibile per lui fuggire... Alzatosi a cavallo e sguainata la spada, si avventa contro Agiocristoforite e gli conficca la spada in testa.... ISACCO COLPISCE IL DISGRAZIATO ALLA TESTA E GLI SFERRA IL COLPO MORTALE. Dopo averlo tagliato in due, ... si avventa sui suoi servi e, dopo averne messo in fuga uno con il solo sollevamento della spada, taglia l'orecchio a un altro e disperde gli altri... - e galoppa a tutta velocità verso la grande chiesa. Proclamò a gran voce che con questa spada... AVEVA UCCISO STEFANO AGIOCRISTOFORITE. I cittadini della città accorsero a migliaia verso la Grande Chiesa... E poiché non c'era nessuno dalla parte dell'imperatore... nessun uomo famoso, nessun amico di Andronico, nessun barbaro armato di ascia... la folla diventava sempre più audace... Andronico non era in città: viveva nel palazzo di Miludo, sul lato orientale della Propontide.

Con il sopraggiungere del mattino gli alleati di Andronico cercarono di domare l'eccitazione del popolo, e Andronico stesso arrivò al Grande Palazzo sul carro imperiale.... Isacco (Angelo - Aut.) fu proclamato re.... Quanto ad Andronico - egli, al suo arrivo al Grande Palazzo.... decise di ingaggiare battaglia con il popolo e cominciò a radunare e a preparare per la battaglia gli uomini che erano con lui... Vedendo, però, che i suoi sforzi erano vani, egli... dichiarò di rinunciare al regno e di consegnarlo al figlio Manuele... Ma il popolo da queste parole si indurì ancora di più... Quando la folla abbatté i cancelli. Andronico si diede alla fuga”. [933:1], с.349-354.

Perciò, la ribellione contro Andronico, che si concluse con il suo rovesciamento e la rapida e brutale esecuzione, iniziò con l'assassinio di Stefano. Fu lui il primo “martire per Andronico”.

Passiamo ora al resoconto di Flavio Filostrato sugli eventi che ebbero luogo qualche tempo dopo il processo di Apollonio intentato dall'imperatore Domiziano. Qui Filostrato si è un po' confuso, e sotto il nome di “Domiziano” ha unito sia Isacco Angelo che Andronico-Cristo stesso.

“Gli dèi intendevano ormai sottrarre a Domiziano la supremazia sull'umano genere. Era infatti accaduto che avesse mandato a morte Clemente, un console a cui aveva dato in moglie la propria sorella; ed era pronto un decreto, in cui prescriveva che tre o quattro giorni dopo questo delitto anch'essa raggiungesse la sorte del marito. Ma un liberto della donna a nome Stefano, appunto come prediceva la forma del prodigio, sia che pensasse all'uomo che era morto oppure a tutti gli altri, osò contro il tiranno un atto degno degli Ateniesi, i più liberi fra gli uomini. Appese una spada sotto l'avambraccio sinistro, e si fasciò tutto il braccio come se fosse rotto. Si accostò a lui mentre usciva dal tribunale, e gli disse: «Vorrei parlarti, signore, da solo a solo: si tratta di cose della massima importanza, di cui desidero informarti». Il tiranno non rifiutò di prestargli ascolto; ed egli lo trasse in disparte nella sala dove trattava gli affari dell'impero, dicendogli: «Non è morto il tuo gran nemico Clemente, come tu credi, ma si trova dove so io, e muove contro di te». A queste parole Domiziano levò un alto grido, e Stefano si lanciò contro di lui prima che potesse riprendersi: tratta la spada dal braccio bendato, gli trafisse la coscia con una ferita non sufficiente a ucciderlo subito, e tuttavia opportuna per quanto ne seguì. L'imperatore era ancora nel pieno vigore delle proprie forze, poiché aveva circa quarantacinque anni, e nonostante la ferita si avvinghiò a lui: gettato Stefano a terra, gli stava sopra tentando di cavargli gli occhi e di fracassare le sue guance con il piedistallo di una coppa d'oro, che era lì per essere usata nelle cerimonie sacre; e chiamava Atena in suo aiuto. Ma le sue guardie del corpo, comprendendo che si trovava in difficoltà, fecero irruzione in massa e uccisero il tiranno, che già stava perdendo conoscenza …

Questi eventi accadevano a Roma, ma Apollonio li vide stando a Efeso. Teneva infatti un discorso nei boschetti del ginnasio, verso mezzogiorno, appunto nell'ora in cui si svolsero i fatti della reggia: e all'improvviso abbassò la voce quasi atterrito, poi continuò a parlare in tono più sommesso del solito, al modo di chi a mezzo del discorso intravvede qualcosa di inconsueto. Infine tacque come se l'avessero interrotto: e guardando terribilmente verso terra e avanzando di tre o quattro gradini, «Colpisci il tiranno, colpisci» gridava, non come se traesse da uno specchio un simulacro della realtà, ma vedendo gli avvenimenti stessi e dando l'impressione di prendervi parte …

Tutta Efeso rimase sbalordita, dal momento che l'intera cittadinanza assisteva alla sua orazione; ed egli, facendo una pausa come chi è intento a discernere qualcosa, fino a che non siano risolti i suoi dubbi, «Rincuoratevi,» disse «uomini, poiché oggi è stato ucciso il tiranno. Ma che dico oggi? In questo momento, per Atena, in questo momento, quando stavo parlando e mi sono taciuto» …

La gente di Efeso prendeva queste parole per follia: volevano che fossero veritiere, ma temevano il pericolo di averle udite. Egli soggiunse allora: «Non mi stupisco che si esiti ancora ad accettare questa voce, che neppure tutti i Romani conoscono. Ma ecco, la apprendono e stanno accorrendo, ormai sono migliaia a crederlo, e due volte tanti prendono a saltare di gioia, e il doppio ancora e il quadruplo di questi, tutto il popolo della città. Giungerà anche qui la notizia, ed è opportuno rimandare i vostri sacrifici di ringraziamento al momento in cui avremo l'annuncio ufficiale: ma io vado a pregare gli dèi per quello che ho visto».” [876:2a], pp.193-194.

Osserviamo più da vicino le trame di Filostrato e di Zar Grad. Esse mostrano una marcata somiglianza.

- L'ATTEGGIAMENTO NEGATIVO. - Gli autori bizantini, in particolare Niceta Coniata, trattano l'imperatore Andronico in modo fortemente negativo. Lo definirono un Tiranno, condannarono le sue azioni in ogni modo possibile, ecc. Come abbiamo già discusso in dettaglio, questa posizione è vicina alla tarda versione giudaico-rabbinica, presentata, ad esempio, negli antichi documenti raccolti in [307]. Gli autori ebrei generalmente consideravano Cristo in modo negativo, chiamandolo mamzer e dubitando della sua natura divina.

Il frammento di Filostrato che stiamo analizzando parla di un "cattivo tiranno", un imperatore romano di nome Domiziano. A quanto pare, il contributo a questa immagine è stato dato sia dall'imperatore Andronico-Cristo che dal suo rivale, il cospiratore Isacco Angelo.

- STEFANO. - Secondo le cronache bizantine, STEFANO Agiocristoforite, alias il primo martire cristiano STEFANO, appare sulla scena. Attacca Isacco Angelo, un rivale di Andronico. Stefano vuole uccidere Isacco Angelo.

Allo stesso modo, nelle pagine di Filostrato si presenta l'immagine del capro espiatorio STEFANO. Egli attacca l'“imperatore Domiziano”. Stefano vuole uccidere “Domiziano”.

- IL BRUTALE OMICIDIO. - Nella versione bizantina, l'imperatore Andronico-Cristo viene UCCISO, e con scherno l'esecuzione è descritta come brutale.

Nella versione di Filostrato, viene ucciso il "cattivo imperatore Domiziano". Si sottolinea che non è solo morto, ma che è stato UCCISO. Probabilmente con grande crudeltà.

Allo stesso tempo, secondo Niceta Coniata, anche Stefano fu ucciso. Probabilmente la sua morte è stata accorpata da Filostrato a quella del “tiranno cattivo”.

- IL COLPO ALLA TESTA. - La spada con cui Isacco l'Angelo uccise Stefano con un colpo alla testa appare in Niceta Coniata. Anche Filostrato descrive la spada che Stefano estrasse improvvisamente, dopo di che colpì il tiranno al collo, cioè alla testa.

- LA MANO TAGLIATA. - Secondo le fonti bizantine, all'imperatore Andronico-Cristo fu tagliata la mano destra. Si veda il nostro libro " Il re degli Slavi". In particolare, abbiamo dimostrato che in molte immagini antiche questa circostanza si riflette in forma abbastanza riconoscibile, anche se simbolica. Nelle Fig.1.87 e Fig.1.88 riportiamo un'altra immagine di questa serie. Queste immagini sono state scattate da A.G. Malkin a Parigi, in una chiesa del XII secolo, accanto alla Cattedrale di Notre Dame di Parigi. Tre mani destre mozzate sono mostrate a sinistra della crocifissione di Cristo. Nella Fig.1.88a abbiamo un'antica rappresentazione dell'Assunzione della Madonna, dove vediamo anche due mani mozzate sul suo letto, Fig.1.88b. Per maggiori dettagli sul collegamento di questa trama con la mano mozzata di Cristo, si veda il nostro libro “La Roma dei re nella confluenza dei fiumi Oka e Volga”.

La traccia della mano mozzata di Andronico-Cristo è conservata da Filostrato in una forma leggermente distorta. Egli dice che Stefano pose la mano sinistra in una cassa e mise la spada sotto la cintura. È più probabile che la fonte originale dica che la mano fu recisa dal colpo di spada. Ma sulla destra o sinistra - Filostrato era già confuso. Invece della mano mozzata di Andronico-Cristo, descrisse la “mano spezzata” di Stefano. Ricordiamo che, secondo la versione bizantina, Stefano è un uomo vicino ad Andronico, era il capo della sua guardia. Tra l'altro, Filostrato aggiunge che la mano è stata spezzata. È possibile che effettivamente, quando la mano di Andronico-Cristo fu tagliata, i carnefici la legarono subito, per fermare il sangue e prolungare così la tortura dell'imperatore.

- GLI FURONO CAVATI GLI OCCHI. - Secondo Niceta Coniata, all'imperatore Andronico-Cristo vennero cavati gli occhi durante il supplizio. Allo stesso modo, Filostrato sottolinea che a Stefano furono cavati entrambi gli occhi.

- GRIDÒ E RIMASE ZITTO. - Filostrato passa poi subito alla storia di Apollonio. Si dice che quest'ultimo, essendo lontano dal luogo degli eventi, "li vide", gridò, come per lo spavento, e per un po' rimase muto. Molto probabilmente, la vera natura del caso è venuta alla luce. Fu Apollonio-Cristo, che alcuni consideravano un "tiranno cattivo", a essere torturato. Cioè, in questo punto di Filostrato, l'"esecuzione di Domiziano" è l'esecuzione di Apollonio-Cristo.

Inoltre, Filostrato aggiunge che Apollonio fu, per così dire, partecipe ed evocatore dell'evento. Anche in questo caso, tutto è corretto. Va tolta solo la furba aggiunta editoriale “come se”. Apollonio-Cristo fu effettivamente un "partecipante e spettatore" della sua stessa esecuzione.

- IL COLPO DI LANCIA. - Vale anche la pena di notare che Apollonio urlò mentre si trovava nei boschetti del ginnasio, quando al "tiranno" fu inferto il colpo fatale. Molto probabilmente, qui si riflette il noto racconto evangelico del COLPO DI LANCIA al fianco di Cristo appeso alla croce. Nelle pagine di Filostrato, il colpo di lancia evangelico fu rifratto come un grido di Apollonio, come di spavento, nel boschetto del ginnasio.

- LA FOLLA DI GENTE. - Secondo Filostrato, nel momento in cui Apollonio "gridò e divenne muto", era circondato da folle di persone. E poi Apollonio “tacque del tutto”. L'INTERA CITTÀ DI EFESO SI ERA RIUNITA PER GUARDARE E ASCOLTARE APOLLONIO. A quanto pare, abbiamo davanti a noi un riflesso della crocifissione di Cristo sul Calvario. LE FOLLE SI RIUNIRONO PER L'ESECUZIONE. Alcuni trionfavano, altri piangevano. Ma nessuno rimase indifferente: tutti fuggirono. Dopo il colpo di lancia, Gesù morì, cioè "divenne muto", silenzioso, come dice Filostrato.

- L'ASSASSINIO DEL RE. - Anche in questo caso, Filostrato descrive l'evento come un OMICIDIO DEL TIRANNO. Allo stesso modo, gli autori bizantini parlavano dell'omicidio del Tiranno, cioè dell'imperatore Andronico, che a loro non piaceva.

Tra l'altro, secondo Filostrato, il “tiranno cattivo” fu ucciso ESATTAMENTE dopo aver lasciato l'aula del processo. E questo è corretto. Cristo fu giustiziato ESATTAMENTE dopo il processo di Pilato. Fu fatto uscire dalla Camera del Processo e portato sul Golgota.

- LA RISURREZIONE - Secondo Filostrato, dopo l'intorpidimento e il silenzio, Apollonio “ritorna in sé” e si rivolge al popolo. È probabile che in questa forma si rifletta la risurrezione di Cristo.

CONCLUSIONE: è molto probabile che le due trame sopra descritte parlino dello stesso evento - la Passione e l'esecuzione di Andronico-Cristo.